Giorgio Rossi è nato a Milano nel 1940, negli anni 60 ha frequentato la scuola di nudo presso l’Accademia di Brera e in seguito grafica sotto la direzione di Albe Steiner.
La mostra è supportata da un catalogo con numerosi commenti critici di autori di rilievo.
“…fra le personalità di maggior spicco ci sembra opportuno segnalare tre opere inviate di Giorgio Rossi”.
XXV Premio Suzzara 1972
“Giorgio Rossi pittore milanese ha mostrato con dipinti e disegni di affiancarsi a quegli artisti che partono da una base fotografica per esprimere concetti e rappresentare fatti e situazioni nei quali finisce sempre per emergere un senso artistico che risiede non tanto nella scelta dell’argomento, quanto nel trattare l’esecuzione del disegno o del dipinto”.
Dino Villani
“…Il Rossi affronta questo rapporto con una ricerca che non trascura l’analisi condotta dalla “Neue sachlichkeit”. L’ottica dell’artista capovolge l’ordine e la precisione visiva, care ai mass-media, in funzione illuminante della condizione alienata dell’uomo…”
Liberio Reggiani, Galleria Il Canale, Venezia, 1972
“…non è dunque una strada facile quella dell’immagine cercata da Rossi. Diremo però che gli esiti a cui è giunto oggi, è puntuale conferma… Sono tele e disegni in cui i personaggi vivono una dimensione di squallida solitudine e d’abbandono, percorsi da sfuggenti e drammatiche “presenze” che si caricano di immediate e inquietanti valenze metaforiche…”
Giorgio Seveso, Galleria d’Arte San Michele, Brescia, La Firma 1973/1975
“I rifiuti diventano protagonisti della pittura di Giorgio Rossi solo dopo la stagione della solitudine umana, rappresentata da una serie di dipinti 1971/73 con uomini che scendono o salgono scale di palazzo o della metropolitana collateralmente da i disegni con uomini e televisori nei quali Rossi rivela una sua propensione al disegno, propensione che nei dipinti aveva cercato di assorbire con effetti chiaroscurali quasi fotografici, che talvolta richiamano Recalcati come l’uomo che scende le scale emergendo dal buio, scala sui cui gradini proprio nel 1973 i rifiuti sostituiscono l’uomo. Ma qui l’ottica ancora risente molto dell’impatto disegnativo. È nei paesaggi, ovviamente desertici, come corollario dei tempi pre, che Rossi raggiunge modi sganciati dall’ottica disegnativa per mezzo di una pittura più luminosa e d’impianto segnico, che suggerisce i dettagli, ammorbidendone con stesure cromatiche le ombre… La propensione al disegno è così connaturata in Giorgio Rossi che, oltre a soddisfarla nell’ambito dell’incisione, si ripresenta in dipinti e in maniera più grafica, seppur coniugata con il colore – nella serie di opere a pastello che, dopo Donna e siringa del ’79 continueranno nel decennio successivo”.
Giorgio Di Genova
da “Storia dell’Arte Italiana del 900 - generazione Anni Quaranta, edizioni Bora”