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MOSTRA ARCHITETTURA

Novecento
Arte, Fotografia, Architettura, Moda, Design
mostra  PARMA, dal 16/12/2009 al 25/04/2010

ARTE
La mostra comprende 120 opere esposte al Piano nobile nel Palazzo del Governatore, mentre le opere di grande formato sono ospitate alla Camera di Commercio.

A parte un gran disegno di Severo Pozzati del 1916 attento al realismo di Kàte Kollwitz, gli inizi vedono a confronto due storie: quella di Mario Sironi e quella di Lucio Fontana.

Segue il panorama dell’arte fra le due guerre, che vede i chiaristi da una parte, De Rocchi, Bugada; gli astrattisti del gruppo comasco dall’altra; ma anche coloro che, come Gillo Dorfles, puntano sul dialogo con Dada e col surrealismo a Parigi. Da Corrente, il movimento che unisce gli antifascisti, esce Il Fronte nuovo delle Arti dove troviamo Morlotti e Guttuso, Birolli e Cassinari, ma ben presto, dopo il 1947, il PCI sceglierà il realismo e la critica nei confronti dell’arte non esplicitamente narrativa sarà violenta.
Coloro che in questa linea non si riconoscono faranno parte del Gruppo degli Otto guidato da Lionello Venturi, e così in mostra ecco opere di Birolli, di Morlotti, di Tassinari, di Santomaso, di Consagra, mentre altri, come Guttuso, Zigaina, Pizzicato, in seguito Sughi prendono una strada diversa, quella del racconto, anzi dei tanti diversi racconti del realismo.
La crisi dell’astrazione del gruppo degli Otto si trasforma nel corso degli anni ’50 e lascia spazio alla nuova riflessione esistenzialista: ecco l’informale che da noi prende strade diverse, quelle legate al naturalismo che tanto amavano i critici Francesco Arcangeli e Giovanni Testori, e che qui nelle collezioni è rappresentato da opere di Morlotti stesso, Giunni, Mandelli, Bendini e molti altri; un informale, anzi un naturalismo che prosegue a lungo, e dura fino a Lavagnino, a Forgioli, a Ossola e molti altri artisti prevalentemente milanesi essi pure ben rappresentati nelle collezioni.

Certo la tradizione dell’astrazione prosegue per molte strade: quelle di Atanasio Soldati, di Reggiani, e di alcune figure guida come Fausto Melotti di cui abbiamo due sculture, una di metà degli anni ’30, una sottilmente kleiana degli anni ’70; e poi ecco altre figure come Caporossi, mentre a Roma alcuni artisti, come Afro e Toti Scialoja gettano ponti verso l’espressionismo astratto americano.

Nel 1964 alla Biennale di Venezia si presenta la Pop Art ed è allora la rivoluzione ed anche l’abbandono, da parte di molti, della tradizione informale. Ecco dunque le opere di Ljucio del Pezzo, Concetto Pozzati, Michelangelo Pistoletto, Mario Ceroli, l’inglese Joe Tilson, lo spagnolo Rafael Canogar. A parte, la posizione di Mario Schifano che negli USA dialoga con Jim Dine e con i protagonisti dell’espressionismo astratto. L’astrazione, con Luigi Veronesi, Enrico Castellani, Agitino Bonalumi a Milano e Mario Nigro e Nicola Carrino e Bjice Lazzari a Roma, e ancora in Francia Morellet, mostra un aspetto diverso. E mentre Burri e Caporossi  proseguono nel solco della loro esperienza, altri artisti, come Alighiero Boetti e Giorgio Griffa puntano sulla scrittura. A Torino intanto il gruppo dell’Arte Povera capovolge i modelli di questa ricerca e qui alcuni pezzi, come Early Dinastic di Giulio Paolini e Lo spirato di Fabro sono opere dalle quali la storia del movimento non potrà prescindere.
In mostra, infine, Nixon Parade di Enrico Baj (1985) e Graticole (1995) di Mimmo Paladino: da una parte un protagonista del movimento nucleare e poi della nuova arte legata a Dada Parigi, dall’altro uno dei massimi attori della Transavanguardia.

FOTOGRAFIA
La mostra comprende circa 600 fotografie esposte al secondo piano del Palazzo del Governatore.

Si inizia con un gruppo di dagherrotipi (dei trecento che possiede lo CSAC); si prosegue con la carte de visite, con opere di Nadar e di Disderi e di molti dei maggiori atelier delle grandi capitali europee. Poi ecco le fotografie del paesaggio, e ancora quelle dei monumenti, immagini all’albumina dai tenui toni bruni, che raccontano due percorsi: quello degli studi, dei grandi studi fotografici e quello degli atelier, che documentano le opere d’arte (Alinari, Brogi a Firenze, Anderson a Roma).

Il criterio di scelta dello CSAC è quello di raccogliere i grandi archivi perché solo dentro di essi, formati come sono negli anni da decine e decine di operatori, si coglie la storia vera di un sistema, di un racconto, e in certi casi si scoprono le radici di una cultura nazionale. Così, ad esempio, è importante lo Studio Stefani di Milano, coi suoi documenti delle nuove edificazioni nelle colonie dell’altra sponda del Mediterraneo: edifici ripresi pensando però alla Bauhaus; ed è importante la Publifoto Roma - da sola cinque milioni di pezzi - che permette di seguire la storia del paese dalla metà degli anni ’30 alla fine del secolo; come del resto la  Publifoto Milano, con la sua attenzione per industria, moda, architettura. Fra le due guerre s’impongono le foto di Man Ray, scelte fra le 135 di cui lo CSAC possiede le lastre, immagini di modelle, polarizzate, variamente ripensate in stampa, cui si aggiungono foto di Mirò. L’altro blocco importante per capire le avanguardie a Parigi fra le due guerre è l’insieme delle fotografie di Florence Henry, strettamente legate a dada ma anche a Moholy Nagy della Bauhaus. Un grande capitolo della fotografia viene intanto aperto negli Stati Uniti: si tratta della FSA, la Farm Security Administration che,voluta da Roosvelt, documenta la crisi della agricoltura e la rovina dei contadini dopo il 1929; foto di Dorothea Lange, Walker Evas, Ben Shahn e molti altri ancora segnano una storia che i romanzi di Faulkkner, di Dos Passos, di Steinbeck hanno voluto raccontare.

Poi una frattura, quella della guerra, e storie diverse che si confrontano, la foto realista, ad esempio, ma anche la fotografia di alcune figure importanti in mostra ben illustrate e delle quali lo CSAC possiede centinaia di immagini. Così dunque Mario Giacomelli con il suo  scavare dentro i negativi per ottenere contrasti più forti, con il suo modificare il terreno delle colline delle Marche per costruire una diversa immagine; Uliano Lucas con le sue scelte per un fotografia di cronaca attenta agli anni ’60, alle grandi crisi internazionali, ai conflitti degli anni ’70: un fotografo alcune delle cui foto, come quella dell’emigrato a Milano sotto il grattacielo Pirelli, sono rimaste emblematiche. E poi Mimmo Jodice con le sue invenzioni nella fase di stampa delle immagini e col suo mito del mondo mediterraneo, delle radici greche e romane della civiltà dell’Occidente.

Infine Luigi Ghirri che inventa ispirandosi a Lee Friedlander e di Robert Frank una nuova fotografia che trasforma la realtà della fotografia italiana, per cui Basilico e Guidi, Vincenzo Castella e Cuchi White, Olivo Barbieri e Giovani Chiaramente, quest’ultimo più di ogni altro, si avvieranno verso nuovi percorsi creando una scuola che ha trasformato la storia della fotografia europea.

MODA
La mostra presso la Galleria San Ludovico presenta 80 disegni, un gruppo di abiti di Albini e di Valentino, e accessori diversi, riviste, volumi sulla storia della moda editi da o per conto dello CSAC.

Nelle raccolte CSAC si conservano 85.000 disegni di moda, la raccolta più vasta nel nostro paese costruita con l’impegno di oltre trenta anni di ricerca. I disegni che sono esposti hanno caratteri diversi, sono disegni appena abbozzati, progetti schematici di qualche abito, sono croquis francesi oppure copie da sfilate francesi tratte per conto di atelier dell’alta moda romana, sono disegni progetto degli atelier dell’alta moda a Milano. Fra i disegni del primo gruppo quelli di John Guida e delle Sorelle Fontana, che non si occupavano direttamente di realizzare i disegni ma li commissionavano a degli illustratori, e i disegni di Schuberth che ugualmente, a Roma, commissionava ad altri questi schizzi, ed ancora sempre a Roma i disegni della sartoria Maria Antonelli-Mario Vigolo e infine quelli di Pino Lancetti che invece era lui a progettare.

 Poi la rivoluzione, quella di Walter Albini a Milano che inventa il prèt à porter, dunque il dialogo diretto fra progettista e fabbrica in funzione di una produzione di grande serie; Albini, del quale si mostrano anche alcuni abiti, propone disegni di grande formato e fortemente legati alla tradizione jugend. Gli altri atelier, da Krizia a Moschino, da Giorgio Armani  a Gianfranco Ferré, Clara Centinaro-Miguel Cruz, fino a Gianni Versace, Albertina, Cinzia Ruggeri a Irene Galitzine. Non è possibile individuare le grafie dei disegni che vedono a volte i grafici spostarsi da un atelier all’altro, ma si possono dare alcune indicazioni di lettura. I disegni di progetto degli abiti sono rari, di solito gli autori li distruggono, restano molte volte invece i disegni di tipo pubblicitario, quelli per le riviste o per le vendite, detti figurini. In mostra a testimonianza della prima specie sono i disegni di Gianfranco Ferré che non a caso ha una formazione di architetto attento comunque alla tradizione della pittura costruttivista rossa; un caso esemplare del secondo genere di disegni è quello di Versace che ha la ricchezza grafica ma anche l’evidente funzione decorativa di una illustrazione. Accessori diversi arricchiscono la esposizione.

ARCHITETTURA E DESIGN
La mostra ospitata nelle Scuderie della Pilotta comprende oltre 200 disegni e maquettes, modelli,  oggetti.

La mostra è assai articolata e ricca di suggestioni. E’ divisa  in capitoli diversi, che si snodano nel salone delle Scuderie della Pilotta.
Ecco dunque la sezione Visioni urbane (1920-1949) con opere di Piero Portaluppi, Marcello Nizzoli, Ottavio Cabiati, Giuseppe de Finetti, Ignazio Gardella, Luigi Vietti, Pier Luigi Nervi, Gio Ponti, Carlo Enrico Rava, Sebastiano Larco, Guglielmo Ulrich, Luciano Baldessari, Renzo Zavanellla, Alberto Alpago Novello ed altri ancora. A confronto modelli diversi: quello legato alla tradizione jugend, quello che punta sulla ripresa della ricerca Bauhaus, quello che cerca, come certo Ponti, una mediazione fra le diverse culture.

 Si tratta comunque sempre di strutture che restano nella storia della progettazione. Un altro capitolo, dal titolo La fabbrica della città vede progetti di Marcello Nizzoli, Figini e Pollini, Ignazio Gardella, Bruno Munari e Mario Bellini. Il capitolo seguente ha per tema Architettura in movimento, infrastrutture  e luoghi di sosta sulle grandi vie di comunicazione e vede progetti di Gustavo Finali Pulizer, Gio Ponti Renzo Zavanella, Alberto Rosselli, Nizzoli Associati. Un’ulteriore sezione ha per titolo Mitologie del progresso, icone fondate ed industriali del design, e comprende opere di Marcello Nizzoli, Alberto Samonà, Gio Ponti, Alberto Rosselli. Infine un’ultima parte si intitola Dalla archiettura radicale ai nuovi volti della metropoli, e vede esposte opere di Leonardo Ricci, Bartolini e Morozzi, Archizoom Associati, Giovanni Battista Bassi, Ettore Sottsasss e Sottsass Associati. Segue una sezione di designers.

La mostra dunque organizza il suo racconto dalla città, prosegue quindi con la fabbrica urbana, con le cerniere della comunicazione sempre negli spazi urbani e extraurbani, fino alla rivoluzione della architettura radicale. In questo complesso contesto viene inserito il design.
 

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Contatti
Informazioni e Accoglienza Turistica I.A.T. Comune di Parma
0521 218889
e-mail: [email protected]
(lunedì-sabato 9-19; domenica 9-13)
Link
www.comune.parma.it
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