25 maggio – 6 luglio 2008
Cittadellarte-Fondazione Michelangelo Pistoletto, Biella
via Serralunga, 27 – Biella
Inaugurazione
24 maggio 2008 ore 16,30
L’IDEA DI MOSTRA
Architettura e paesaggio sono i temi della mostra che muove da Biella e approda a New York. L’idea è di rappresentare, nella provincia come nel mondo, una specificità che ha preso corpo in un territorio unico, il Piemonte. A Cittadellarte-Fondazione Michelangelo Pistoletto si mettono in mostra alcuni frammenti di architettura e di paesaggio, d’arte e di letteratura, che guardano al futuro e dialogano con il passato, che oscillano tra la necessità di radicarsi e il desiderio di sradicarsi nel e dall’ambiente circostante. Ma si tratta di frammenti che non esprimono il “regionalismo di provincia”, né la tendenza universale che vuole enfatizzare lo smarrimento delle identità locali e amplificarne l’omologazione. Sono parti di un tutto, semmai, che vogliono comunicare che per essere cittadini del mondo è necessario “conoscere bene la porta di casa propria”. Qui risiede la loro straordinaria originalità. E la ragione che ha portato The Cooper Union di New York, prestigiosa università d’architettura, d’arte e di scienza, ad accogliere la mostra.
Una mostra che non veicola solo architetture d’autore, quelle di Gabetti & Isola + Isolarchitetti, né architetture “minori”, quelle di una nuova generazione di progettisti, neppure solo pezzi di paesaggio, ma piuttosto una mostra che veicola una sorta di affresco, un puzzle, si potrebbe dire, che tiene insieme, evidenziando le contraddizioni, brandelli di paesaggi differenti; brandelli che sfiorano la storia, la geografia e l’antropologia del Piemonte. La mostra si articola così attraverso accostamenti rischiosi e contrasti insoliti che narrano consapevolmente un’idea incompiuta di paesaggio piemontese.
GABETTI & ISOLA + ISOLARCHITETTI
Era una firma internazionale - costituita da singolarità estreme - che è sempre stata considerata anomala rispetto alle mode e agli slogans ricorrenti del tempo, fuori dalle retoriche dello stile internazionale e a disagio se accostati linearmente al neo-liberty o alla tradizione del costruire. Era una premiata ditta composta da due architetti e intellettuali - molto diversi e per questo molto solidali - Roberto Gabetti (1925-2000) e Aimaro Isola, che hanno re-inventato nuove forme di modernità, tessendo colloqui critici con lembi di paesaggio, dalle opere di Alessandro Antonelli e di G.B. Schellino ai collage di Carol Rama, dagli scritti di Italo Cremona alle frivolezze di Carlo Mollino e di Elio Luzi. And so on. Due architetti che praticavano il mestiere intrecciando conoscenze delle prassi con le idee appartenenti a mondi più vasti, senza subire il fascino delle prime come le sirene delle seconde; anzi, coagulando la ri-lettura delle specificità locali con la critica delle innovazioni tecniche e culturali che oggi chiameremmo globali. Il loro mondo architettonico, allora, si manifesta ai nostri occhi privo di nostalgia, con un valore universale, perché in grado di tenere insieme concetti opposti. Lì convivono parole che continuano ad avere senso, come tradizione e innovazione, trasparenza e solidità, liscio e ruvido, luce e tenebra, mimesi e segno perentorio, creazione e ricerca paziente. Gabetti & Isola erano due architetti e docenti che, nel silenzio e nella routine del mestiere, nel privilegio e nelle gioie dell’insegnamento, della scrittura e del disegno, sono diventati - senza volerlo, forse - punti di riferimento di una nuova generazione di architetti. Oggi, dopo la scomparsa di Roberto Gabetti, Aimaro, insieme a Saverio Isola, con Isolarchitetti, è un architetto che continua a lavorare guardando ostinatamente in avanti, dialogando criticamente con il suo passato.
ARCHITETTURE “MINORI”
“Non è il caso di essere tutti Bramante”: così Gabetti & Isola avevano terminato una serie di conversazioni concesse al giovane architetto che chiedeva il destino del nostro mestiere. Sparse in Piemonte vi sono architetture minori di qualità realizzate da una nuova generazione di architetti che tessono singolarmente dialoghi con il paesaggio, che cercano rinnovate forme di corrispondenze con i multiformi territori regionali. Si tratta di architetture realizzate da una generazione scompaginata, in cerca di autore, che opera in un contesto professionale intricato, che decodifica alcuni pezzi di Piemonte e alcune opere di Gabetti & Isola con disincanto e volontà, che cerca nuovi arnesi di relazione attraverso la decifrazione soggettiva, libera. Nove architetti in cerca d’autore che esprimono la pluralità di un rapporto problematico, forse senza soluzione. Nove architetti “minori” che esprimono le contraddizioni inestricabili di un rapporto talvolta palese, talvolta recondito; un rapporto che non dovrebbe essere di “maniera”, semmai di revisione critica.
FRAMMENTI E FINESTRE
Il mondo oscuro dei paesaggi de-forma l’architettura. Simultaneamente le architetture modificano il paesaggio. Tra architettura e paesaggio vi sono corrispondenze biunivoche e mobili che la mostra vuole rappresentare. E siccome pensiamo che non esista il paesaggio, ma una pluralità, o meglio, un palinsesto filtrato da una visione soggettiva, abbiamo scelto 18 frammenti che esprimono sinteticamente il Piemonte. Si tratta di un paesaggio “laterale” e “parziale” combinato - attraverso 5 finestre tematiche - da oggetti di arte e libri, di sculture e di immagini, da pezzi di territori e tecniche, da pietre e parole. Gli oggetti, o meglio le parti, non sono importanti in sé; sono importanti in quanto frammenti capaci di promettere un tutto; sono importanti soprattutto per le corrispondenze originali, nel senso “di difficili da descrivere”, che potrebbero generare tra loro. E tra loro e le architetture esposte. E tra loro e i possibili fruitori.
Orario: mar-ven 12,30-14,30 / 16,30-19,30
sab-dom 11,00-13,00 / 13,30-19,30
tutti i giovedì apertura serale fino alle 22,00
Ingresso: 4,00 € |