30/04/2020 - In questi giorni molto particolari viviamo costretti nei nostri spazi, nelle nostre case, in una situazione assolutamente nuova per la nostra epoca.
Le risorse, la reperibilità delle materie prime, il confronto diretto con le persone, la possibilità di spostamento sono diventati, in pochissimo tempo, un bene prezioso, un valore non più scontato.
Chiara Maspero, interior e decoratrice, sta trascorrendo questa quarantena nel suo “buen retiro”, una casa fra le colline biellesi.
“Io mi trovo in una posizione privilegiata sia come luogo sia come pensiero, e riesco a gestire al meglio l’isolamento dal mondo circostante. Ho scelto di trasformare queste limitazioni in una grande opportunità per soffermarmi e approfondire, ancora una volta, la mia idea di “lusso responsabile”. La mia casa è immersa nel bosco ed è qui che ho deciso di trasferirmi da Milano già da un paio di anni, per essere aiutata nel mio lavoro: perché se voglio crescere professionalmente nella direzione che ho scelto e che sento più mia, non posso pensare di perdere questa connessione che ogni giorno, con occhio attento, mi suggerisce spunti preziosi per ricreare pace, armonia e benessere all’interno degli ambienti che progetto.”
La casa di Chiara, da lei fortemente voluta e progettata fino ai più piccoli dettagli, nasce dal recupero di una piccola stalla, un fienile ed un essicatoio di castagne. Tutto è stato riutilizzato, perfino i legni dell’essicatoio che sono stati incastrati nella calce del muro esterno creando un disegno di tradizione bretone.
Un po’ d’ispirazione le arrivò anche dal rifugio di Marie Antoinette, la sovrana francese che, pur vivendo nello sfarzo di Versailles, si fece costruire una tenuta in campagna per stare a contatto con la natura.
La zona-giorno è scura, con pareti completamente rivestite di foglia d’oro, bruciate da un’acidatura carbone. Pavimento di pece nera, decori fatti a mano che si ripetono tra broccati e rappresentazioni naturalistiche. La zona di passaggio tra il giorno e la notte è segnata dalla presenza di falene papier paint, insetto crepuscolare che addolcisce il passaggio.
La zona notte ha invece grandi vetrate in elevazione sul bosco e s’ispira ad una wunderkammer di color “carta da zucchero”, con collezioni di oggetti e di nidi. Le stanze delle meraviglie private furono infatti antesignane dei musei naturali.
“Il mio rapporto tra interni/esterni, sebbene sia ben definito da spazi, è comunque complementare” dice Chiara. “Siamo in primavera, i fiori iniziano a sbocciare e gli alberi si vestono delle nuove foglie ed il ciclo di rinascita accade ancora.
Questo periodo di “fermo” forzato è l’occasione per me per lavorare a un importante progetto che richiede dedizione e attenzione.
Da tempo stavo pensando infatti ad una linea di tessuti per l’arredamento totalmente naturali, utilizzando ciò che la natura di queste colline dona: tinture estratte da foglie, radici, fiori e cortecce, stampa di tessuti con procedimenti codificati da un’antica tecnica nata in India, quasi di origine sciamanica. Oggi l’hanno definita come patrimonio delle arti nomadi ed è chiamata eco-printing.
Non è solamente un risultato estetico unico, quasi irripetibile come la natura stessa, ma è un esercizio mentale che obbliga a mettersi in un’altra ottica, ben lontana dal consumismo, dai tempi frenetici e dalla velocità in cui tutto viene divorato senza neanche apprezzarne il sapore, e i toni. E’ una lezione di stile in cui si è certi che il miglior risultato estetico arrivi solo dopo lunghe ore di lavoro, esperienza ed osservazione.
Per ottenere un buon giallo ci potrebbe volere anche più di una settimana, ma la profondità di quel giallo ne darà giustizia” continua Chiara. “Ci sono regole di raccolta da rispettare perché se sfogliamo tutti i petali dei fiori, in una certa area, le api non potranno più impollinare. Si possono prelevare solo un certo numero di foglie da ogni albero, valutando con attenzione quanto quel determinato albero può offrire.
Insomma ci sono regole fondamentali da rispettare se si vuole che tutto funzioni in questo ormai delicato ecosistema: il saper “prendere” responsabilmente, con rispetto, mettendo il ciclo della vita nella condizione che si possa perpetuare nel tempo per sopravvivere”, conclude Chiara.
Ed è questo lo stile a cui Chiara si ispira, sia nella vita sia nei suoi lavori.
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