24/01/2013 - Sono stati inaugurati lo scorso 21 gennaio a Pierrefitte sur Seine-Saint Denis, Parigi, i Nuovi Archivi Nazionali di Francia di Massimiliano e Doriana Fuksas.
Il progetto trae ispirazione dalla realtà circostante, dalla città vista come una coesistenza di caos e di ordine. È da questo dualismo, che si riflette nell'organizzazione del complesso, che il concept è nato e prende luogo. La scelta iniziale è stata quella di investigare il sito nelle sue peculiarità, sito inteso come territorio e come contesto socio-culturale rivelatore di un'identità unica. L'opera è stata quindi pensata seguendo un principio cardine dell'architettura: creare spazi in funzione delle necessità della collettività che li vive. La progettazione dei nuovi Archivi Nazionali di Francia ha seguito l’intento di valorizzare il panorama geografico e architettonico dell’area di Pierrefitte sur Seine-Saint Denis nel quale l’edificio si inserisce.
Il complesso è stato disegnato non come un'architettura autoreferenziale, bensì come un’opera custode della memoria e dell’identità collettiva e al contempo aperta alle espressioni artistiche contemporanee. Pensato in un’ottica non contemplativa, ma di scoperta, ricerca e di partecipazione per il pubblico.
Il progetto si compone di due "corpi" principali: uno che si sviluppa orizzontalmente, “sospeso, leggero, trasparente”, e l'altro con una tensione in altezza, “ancorato al terreno, imponente, riflettente”. Il primo, proteso verso la città, si compone di volumi a sbalzo definiti "satelliti", che ospitano gli uffici, la sala conferenze e la sala espositiva. Le facciate, in gran parte vetrate, danno una leggerezza e una trasparenza all’insieme dei volumi, di diverse proporzioni, che si susseguono e si sovrappongono in "sospensione" su delle superfici d’acqua.
L’edificio che ospita gli Archivi è un imponente monolite pensato come luogo dedicato alla memoria e alla ricerca, ospita i documenti d'archivio e la sala di lettura. Le facciate del monolite sono rivestite da una "pelle" di alluminio che percorre tutto il volume, fatta eccezione per alcune inserzioni vetrate che consentono l'apporto di luce naturale nella sala di lettura e nel percorso d'ingresso. Il "nobile" edificio scultoreo, lambito in parte da un bacino, rimanda all'idea di un oggetto prezioso, uno scrigno, che si riflette sul velo d’acqua. I bacini si inseriscono sia tra l'edificio degli Archivi e i volumi "satelliti", che ai piedi di questi ultimi. Alcune passerelle che li sovrastano creano una connessione sia tra i volumi a sbalzo che tra i due "corpi". Il velo d’acqua diventa veicolo di mutazione per l’architettura disegnando vuoti e nuovi spazi, grazie ai riflessi e ai giochi di luce naturale creati dai tagli dei volumi sospesi e dalla "pelle" del monolite.
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