Ph. © Alessandro Lana
17/12/2019 - Una casa lontana da casa. Il gruppo G124 guidato da Renzo Piano dà spazio alle emozioni e crea nel carcere di Rebibbia (Roma) – sezione femminile – la Casa dell’Affettività, un piccolo edificio che tramite la sua forma iconica rimanda istantaneamente all’idea tradizionale di casa, pronto ad accogliere le detenute e i loro familiari.
Il progetto rientra nel programma sul rammendo delle periferie, nulla di più periferico di un carcere e di Rebibbia per dare concretezza all'idea.
Un muro si estende per circa 800 metri di lunghezza. È quello che delimita il Carcere di Rebibbia dal tessuto residenziale adiacente, segnando una netta cesura tra le parti. Qui molte detenute scontano la propria pena lontane dall’ambiente di provenienza, convivendo quotidianamente con una duplice colpevolezza, quella dovuta al reato commesso e quella derivante dalla consapevolezza di non poter svolgere un ruolo portante nel nucleo familiare.
Ai fini del mantenimento dei rapporti tra le detenute e gli affetti al di fuori del carcere, interviene la Casa dell’Affettività: un luogo di incontro tra detenute e famiglie che non sia quello anonimo e sorvegliato dei colloqui tradizionali, ma uno spazio che ricrei la dimensione domestica, che ricostituisca momentaneamente il nucleo familiare e che permetta alle detenute di mantenere un ruolo all’interno di esso, favorendone la riabilitazione e la reintegrazione.
Si tratta di un prefabbricato in legno di abete di 28 metri quadri posizionato in un’area verde sufficientemente protetta. Il tetto a falde inclinate protegge una piccola loggia dalla quale si accede ad un unico ambiente interno che raccoglie soggiorno, un nucleo di servizio, un angolo cottura e zona pranzo dove le detenute potranno incontrare i propri familiari e condividere con loro un pasto frugale, seduti intorno a un tavolo.
L'iniziativa fa parte del progetto M.a.ma. (Modulo per l'affettività e la maternità) e rientra in uno dei quattro lavori presentati dall'archistar genovese Renzo Piano al Senato – assieme a quelli di Padova, Milano e Siracusa – inseriti nell'iniziativa "G124 anno 2019" (dove G sta per palazzo Giustiniani, 1 per il piano dove si trova lo studio e 24 per il numero della stanza assegnata al senatore a vita).
Il progetto è stato elaborato grazie ad una stretta e fruttuosa relazione con il DAP, Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia il quale ha materialmente sostenuto la realizzazione del prototipo. Nel tempo si sono poi aggiunti degli sponsors esterni.
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