Pretiosa, LaFaenzaCeramica
21/06/2013 - "A più di un mese dalla fine del Salone del Mobile e degli eventi collaterali di grande fermento innovativo che s‘inquadrano all'interno del Fuori Salone - per il quale Cooperativa Ceramica d'Imola ha organizzato la mostra Mostra ‘Ceramica. La materia inaspettata’ - non possiamo fare a meno di cavalcare l'onda del dialogo tra contemporaneità e ceramica che ci conduce oggi come ieri al grande maestro Carlo Zauli."
Figura che ha segnato la nascita del marchio LaFaenzaCeramica, artista che ha disegnato percorsi ceramici dal segno contemporaneo. Ripercorrere le tracce lasciate da Zauli significa partire dal luogo in cui l’idea prende forma e si traduce in materia: il suo laboratorio, vera e propria fucina creativa che da oltre dieci anni si è tramutata nel Museo Carlo Zauli, sito a Faenza. Un contenitore di attività culturali di varia forma e natura, un luogo da cui partono e si diramano stimoli artistici di grande rilievo per il territorio.
"Qui incontriamo il figlio del ceramista e scultore, nonché direttore del Museo: Matteo Zauli, che ci accompagna in percorso espositivo antologico dedicato al maestro, un itinerario costellato da vasi di varie dimensioni, ciotole, fiasche, brocche e produzioni che mirano a conquistare sempre più spazio. Attraversiamo età e periodi sperimentali: osserviamo l'evolvere materico di uno stile che sceglie l'innovazione come vigore strutturale. Ed è proprio l'innovazione la cifra fondamentale della produzione ceramica, materiale che richiede conoscenze tecniche e formali e che pur ha conosciuto, tra le abili mani del maestro, continua metamorfosi."
"Rinnovamento vivificatore: rinnovamento indispensabile affinché la ceramica trovi la linfa e la metodologia per fortificarsi e chiarire la sua vera ragion d'essere." (Gualdoni, Flaminio. Carlo Zauli. Scritti e testimonianza, Faenza, 2012, p. 60.)
Un afflato che ci porta dritti nella terra di mezzo delle arti figurative: quella dell'Industrial Design, territorio particolarmente caro Carlo Zauli. È in questo contesto che nasce LaFaenzaCeramica, il marchio di Cooperativa Ceramica d'Imola che vede gli albori nel 1962. L'intento è quello di portare il design nel cuore delle case italiane, senza alcun tipo di distinzione sociale o di classe.
"Nessun dubbio che le vie di creazione debbano essere rivolte a un operato nell'ambiente di una cultura non più borghese, e che il suo imperativo razionale non impedisca un effettivo slancio rivoluzionario. Questo non deve essere rivolto solo alla schiera di intellettuali che si adoperano per risolvere razionalisticamente certi conflitti di classe e costumi, ma anche verso gran parte della società, che deve entrare in massa nel concetto di purezza e fedeltà di una forma, abbinata all'espressione tradizionalistica di una ceramica. […] Bisogna dunque che l'espressione della ceramica portata al più alto livello sia tale da poter venire integralmente e completamente assorbita nelle varie circostanze della vita."(Gualdoni, Flaminio. Carlo Zauli. Scritti e testimonianza, Faenza, 2012, p. 61-62.)
Lacifra rivoluzionariaè già in essere e, come sottolinea Matteo Zauli, risiede proprio nellavolontà del ceramista di portare il prodotto industriale nella domus della gente comune. La produzione di pavimenti e rivestimenti nella prima industria ceramica del distretto faentino ha inizio. Gli intenti di Zauli e degli industriali che ne sostengono il lavoro non potrebbero essere più lampanti:
“Noi tutti cerchiamo di fare delle belle piastrelle, che qualche volta possano anche essere piccoli o grandi quadrati d’arte. Lo speriamo!” Gualdoni, Flaminio. Carlo Zauli. Scritti e testimonianza, Faenza, 2012, p. 50.
La piastrella e il suo limitato perimetro diventano quindi la superficie privilegiata per la ricerca estetica. Qui vi entrano sinuosi movimenti endogeni, qui le onde tipiche della produzione scultorea o le sinuose dune sabbiose trovano dimora.
La stessa piastrella è l'oggetto privilegiato di rivoluzioni tecniche e inedite modalità di esecuzione. Gli anni erano quelli della decorazione per decalcomania, mentre il cottoforte e il mosaico la facevano da padroni. Zauli utilizza la bicottura in pasta bianca e fra fiorellini e motivi d'ispirazione vegetale, tipici di un gusto ormai codificato, fanno irruzione sobri disegni optical. I mezzi di realizzazione limitati non inibiscono l’innovazione, da questo punto di vista è significativa la produzione di decori attraverso l’utilizzo di mascherine di rame, applicata da una signora su una linea di smaltatura.
Nuove evoluzioni e sperimentazioni non tardano ad arrivare. Con gli anni '70 LaFaenza e Carlo Zauli mettono a punto una nuova tecnologia produttiva: la monocottura. L'industrializzazione è sempre più spinta, vengono introdotte la serigrafia e il modellato in rilievo. In questo decennio prende forma l’elemento sferico, l’universo si lascia plasmare sul supporto ceramico e la piastrella assume i tratti di una tela minimal.
Il motivo ad onda disegna un successo, frutto di uno sforzo continuo e difficile perché complesso è il rapporto dell'artista con il mondo dell'industria, eppur ricco di soddisfazioni e nuove esperienze conoscitive. Carlo Zauli vive l’impegno preso con LaFaenza con grande dedizione. È proprio Matteo a raccontarci come ogni giorno il maestro fosse solito recarsi in azienda, per monitorare la produzione e prendere parte in prima persona al processo produttivo.
La passione verso il design ceramico non muta e si manifesta anche nella naturale tendenza a far conoscere quanto più possibile i suoi pavimenti e rivestimenti,eludendo talvolta regole di mercato e commercio. Sotto questo punto di vista è significativo l’aneddoto che vede Zauli donare, in cambio di gioielli, piastrelle nero su nero a Giò Pomodoro, noto scultore, orafo e incisore italiano. Un’iniezione di fiducia per il ceramista faentino, ma anche l’evidenza di un’attenzione che si stava consolidando.
Gli anni '80 sono quelli della terza dimensione.
Ampio spazio viene lasciato al colore e alle geometrie. Le tonalità pastello entrano in casa, una festa cromatica per gli ambienti residenziali.
“Le nostre case vanno consumate ma anche ammirate.”
Questo il credo del maestro, questa l’importante eredità culturale e produttiva che ancora oggi si riflette nelle collezioni di pavimenti e rivestimenti di LaFaenzaCeramica, animate dalla stessa volontà di seguire le espressioni della forma ceramica.Così le novità di prodotto del marchio si contraddistinguono per una ricerca formale e di stile, sintesi di un’eleganza e raffinatezza che diventa ragion d’essere.
Studio
Così come il neoclassicismo fu caratterizzato dallo sviluppo d’interesse per la preziosa arte antica, la collezione Neoclassica di LaFaenzaCeramica sviluppa il proprio richiamo al fascino di un elemento senza tempo e pregiato come il marmo. Le superfici morbide e dall’aspetto lucido di Neoclassica evocano sei tra i più pregiati marmi utilizzati in architettura, proponendo tonalità che variano dal bianco più luminoso al nero più profondo e impenetrabile.
Pretiosa
Innovativo il concetto che ha portato la creazione di questa linea: un mix di pietre naturali, collegate tra loro dalla gamma cromatica. L’effetto? Una superficie caratterizzata da una sinuosa miscela di differenti elementi e movimenti, il tutto reso omogeneo grazie a un unico colore di fondo. L’eleganza della pietra e della classicità che essa rappresenta viene così rivisitata con stile.
Neoclassica
Così come il neoclassicismo fu caratterizzato dallo sviluppo d’interesse per la preziosa arte antica, la collezione Neoclassica di LaFaenzaCeramica sviluppa il proprio richiamo al fascino di un elemento senza tempo e pregiato come il marmo. Le superfici morbide e dall’aspetto lucido di Neoclassica evocano sei tra i più pregiati marmi utilizzati in architettura, proponendo tonalità che variano dal bianco più luminoso al nero più profondo e impenetrabile.
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