24/05/2011 – Il Palazzo dei Diamanti di Ferrara ospita in questi giorni la mostra “MEIS. Architetture per un museo”, una mostra interamente dedicata ai cinquantadue progetti che hanno partecipato al Concorso di Progettazione per il Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara.
La competizione, promossa dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell'Emilia Romagna, si è conclusa nel gennaio passato con la vittoria del gruppo composto dagli studi Arco (Bologna), Scape (Roma), Michael Gruber e Kulapat Yantrasast. Il team, meritevole di un premio pari a 60mila euro, oltre che dell’incarico di progettazione esecutiva dell’opera, ha immaginato un parco urbano con cinque “edifici-libro” sulla cui pelle esterna sono inscritti i passi chiave della Torah e degli altri volumi sacri dell’Ebraismo. I titoli di secondo e terzo classificato sono andati a Ove Arup & Partners International Limited, ed alla Politecnica Società Cooperativa.
La struttura, che occuperà una superficie pari 7.900 mq e vedrà la rifunzionalizzazione dell’ex casa circondariale di Ferrara, costerà 30 milioni di euro.
“Un Museo è un luogo della città. Questo MEIS è anche un luogo della Memoria, oltre che della presenza della Cultura ebraica in Italia, presenza che dura da secoli con mille eventi, frutti e vicissitudini. É luogo e simbolo contemporaneamente: parte della città, di un territorio storicamente partecipe, ma anche testimonianza della coscienza di radici culturali comuni, quindi anche Monumento riconosciuto da tutte le collettività.
Questo antico carcere, bello e imponente a suo modo, viene rovesciato nel suo significato profondo: da hiuso ferreamente ad aperto luminosamente. Si conserva, per molti motivi, il severo e solido edificio delle celle maschili, ricordo di sofferenze ma ora trasformato in fulcro di un nuovo destino. Come la storia dell’ebraismo italiano, fatta di sofferenze atroci, ma anche di un indistruttibile patrimonio di creatività, cultura, professionalità, musicalità, genialità; qualità tutte proiettate verso il Futuro. Un carcere diviene così un luogo del tutto aperto alla città in termini culturali, certo, ma anche fisici, urbani. Il MEIS è infatti concepito come un parco urbano, attraversabile dai cittadini per raggiungere il centro storico o le nuove aree urbane della Darsena e oltre.
La gente può così fermarsi per riposarsi su una panchina all’ombra o per entrare al bar, al ristorante, o per sfogliare libri o giornali nell’emeroteca e nella biblioteca, oppure per visitare un allestimento temporaneo o per ascoltare un concerto nell’auditorium. Come un diaframma permeabile, l’edificio deve essere capace di aprirsi e modificarsi per stringere relazioni con la città e il suo contesto civile, naturale, storico e fisico. Come è successo in altri casi, il Monumento viene adottato dalla città in cui viene collocato, per diventare segno di una riconoscibilità particolare, una sorta di nuovo Palazzo dei Diamanti. L’architettura proposta è aperta, il Museo è anche parco, limite, percorso, libro, piazza, strumento di comunicazione. Diviene un luogo da attraversare, scoprire, ricordare, usare, amare. I cinque edifici nuovi tendono a lievitare leggeri e luminosi nello spazio, ma sono come richiamati a terra dal solido, massiccio parallelepipedo di rossi mattoni delle celle: il vecchio e il nuovo, insieme, simboleggiano il passato e il futuro, un futuro senza più ignoranza e sospetti, fatto di amicizia, conoscenza e ricchezza comune.
I cinque nuovi corpi sono i contenitori dei temi e dei percorsi ma essi stessi comunicano il loro contenuto: passi salienti della Torah e degli altri libri dell’Ebraismo, riportati sulle pareti, vetrate e opache, diventano parete essi stessi, prospetti urbani e nello stesso tempo dispositivi per filtrare e regolare la luce negli spazi espositivi. Gli edifici-libro toccano terra in pochi punti e consentono anch’essi quella forte permeabilità voluta dal progetto. Il corpo C forma l’asse di collegamento, la spina dorsale di tutto il nuovo MEIS, ricordo di sofferenza, ma anche vivo percorso pulsante, dotato di nuove funzioni, librarie, didattiche, di servizio”.
La mostra resterà aperta sino al 12 giugno (dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 18.00; aperture straordinarie lunedì 9 maggio e giovedì 2 giugno), è organizzata e promossa da MiBAC - Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell'Emilia Romagna, dal Comune di Ferrara, dalla Fondazione Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah.
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