21/01/2011– Al Parco Novi Sad di Modena si scava dal luglio 2009. I lavori per la realizzazione del Novi Park, il secondo più grande parcheggio interrato d’Italia, si estendono su un’area di oltre due ettari e hanno messo in luce importanti testimonianze archeologiche della Modena romana e medievale.
Dopo oltre un anno, si aprono scenari inediti per la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio storico e culturale della città.
A scavo ancora in corso, i ritrovamenti archeologici sono oggetto della mostra "Parco Novi Sad - Archeologia di uno spazio urbano", in corso fino al prossimo 17 maggio a Modena, presso il Lapidario Romano, Palazzo dei Musei, in viale Vittorio Veneto 5.
I primi risultati del cantiere di scavo, i reperti archeologici più significativi, pannelli e filmati forniscono al pubblico ipotesi ricostruttive mirate ad illustrare il mutare del paesaggio nel tempo, dando una prima interpretazione della destinazione di questa area a nord ovest dell’attuale centro storico nel corso dell’età romana e medievale.
La mostra è organizzata da Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena, Assessorato alla Cultura, Assessorato alla Programmazione e Gestione del Territorio, Infrastrutture e Mobilità.
Affascinanti, ad un primo esame degli esperti, sono apparsi alcuni eccezionali ritrovamenti che definiscono, per l’area in questione, utilizzi finora sconosciuti. Durante l’età romana, la zona apparteneva al suburbio dell’importante città di Mutina ed era dedicata con tutta probabilità a funzioni produttive e artigianali indicate dalla presenza di pozzi, di una grande vasca circolare del diametro di 14 metri delimitata da mattoni destinata alla raccolta delle acque e di edifici rustici.
Ma a prevalere sembra la destinazione funeraria dell’area, testimoniata dalle numerose tombe venute in luce ai fianchi di quello che sembra essere il rinvenimento più importante: una grande strada in ciottoli che dal centro urbano si staccava in direzione nord-ovest, collegando Modena a Mantova. Il suo tracciato, scoperto per un tratto di oltre 100 metri, risulta perfettamente conservato e riporta ancora le tracce dei solchi lasciati dal passaggio dagli antichi carri.
La rarefazione della frequentazione del sito in età tardo antica è testimoniata dalla presenza di radure boschive fino a quando, in piena età medievale, viene costruito un monastero con annesso cimitero che si sovrappone in parte all’antica arteria stradale romana.
Che i ritrovamenti siano reperti preziosi (come gioielli, ornamenti metallici, lucerne figurate) o più comune vasellame ceramico, si tratta sempre di importanti frammenti di vita quotidiana di un passato doverosamente restituito ai cittadini di oggi.
Fonte: Ufficio Stampa Palazzo dei Musei di Modena
|