20/01/2009 - L’antico crocevia del commercio marittimo viene trasformato a
Venezia nella nuova base dell’arte contemporanea. Sabato 6 giugno 2009 aprirà ufficialmente al pubblico il
Centro d’arte contemporanea Punta della Dogana - François Pinault Foundation. Il nuovo museo sarà ospitato all’interno della Dogana da Mar, lo storico edificio risalente al XV secolo, restaurato su progetto del noto architetto giapponese
Tadao Ando, già presente in città per la riqualificazione di Palazzo Grassi.
Celebre punta triangolare dell’isola di Dorsoduro, la Dogana da Mar galleggia di fronte a Piazza San Marco sin dal 1414, quando veniva utilizzata dai mercanti della Serenissima per scaricare e daziare le merci in arrivo via mare. Lo Stato ha concesso l’antico magazzino al Comune di Venezia, per 90 anni e in uso gratuito, allo scopo di realizzare un’area espositiva. Dopo una selezione, che ha visto coinvolte le più importanti istituzione cittadine, l’accordo trentennale è stato siglato tra il Comune e lo staff di Pinault.
Descritto da molti come l’architetto che incarna “la sintesi della spiritualità giapponese, della modernità delle tecniche costruttive e dell’utilizzo di materiali innovativi”, Tadao Ando è stato scelto dal magnate francese François Pinault per contribuire a realizzare il delicato disegno di una Venezia in grado di combinare in sé memoria e innovazione.
“Questo palazzo galleggia sull’acqua fin dal quindicesimo secolo – dichiarava Ando a settembre del 2007, in occasione della presentazione del progetto – la mia intenzione è farlo galleggiare sull’acqua verso il futuro; è un palazzo molto antico ed è stato molto difficile studiarne la storia in modo da conservarne la struttura originale ed innovarla verso il futuro. Utilizzerò un materiale del 20esimo secolo come il cemento armato che inserirò in questa cornice di strutture che risalgono al 15esimo secolo”.
Tutt’altro che architettura avveniristica, la ristrutturata Punta della Dogana è risultato di un’attenta ricerca finalizzata a re-inventare il preesistente, a conservarne cioè la struttura originaria cercando al tempo stesso un legame con la modernità. Nell’intento di una combinazione tra passato, presente e futuro, nuove pareti divisorie in cemento rappresentano uno dei pochi elementi innovativi nell’ambito di una ristrutturazione esterna ed interna sostanzialmente fedele alla struttura originaria.
“L’edificio di Punta della Dogana – spiega l’autore del progetto – è caratterizzato da una struttura semplice e razionale. Il volume crea un triangolo, diretto riferimento alla forma della punta dell’isola di Dorsoduro, mentre gli interni sono ripartiti in lunghi rettangoli, con una serie di pareti parallele”.
L’intervento ha previsto, laddove possibile, il ripristino delle antiche volumetrie, oggi completamente perdute, ed il ristabilimento dell’originaria morfologia delle strutture portanti dei magazzini: “Con profondo rispetto per questo edificio emblematico, tutte le partizioni aggiunte nel corso delle ristrutturazioni precedenti risultano diligentemente rimosse, al fine di ripristinare le forme originali della primissima costruzione. Esponendo le pareti in mattoni e le capriate, lo spazio ritrova la propria energia e rimanda alle antiche usanze marinare”.
Al centro dell’edificio, uno spazio quadrato occupa due file, conseguentemente a una ristrutturazione precedente. In via eccezionale, il progetto di restauro prevede la conservazione di questa struttura, in quanto inserisce una “scatola di calcestruzzo” che trasforma considerevolmente lo spazio.
“Il nostro approccio di base alla ristrutturazione esterna dell’edificio prevede inoltre un attento recupero delle facciate originali, fatte salve le aperture, che saranno completamente sostituite. Il design delle nuove porte e finestre, nonostante la modernità degli elementi in acciaio e in vetro, attinge di fatto all’artigianato veneziano tradizionale.
Una coppia di colonne in calcestruzzo si erige in prossimità dell’ingresso, ottenuto con la conversione di un’apertura esistente su Campo della Salute”.
“Grazie all’incontro di elementi antichi e nuovi – conclude Tadao Ando – l’edificio saprà riunire il passato, il presente e il futuro”.