01/08/2008 - L’architetto francese Paul Andreu, noto per il progetto del Grande Arche di Parigi, ha concluso nel luglio dello scorso anno una delle più significative e costose opere della nuova Pechino: il Centro nazionale per le arti performative, comunemente conosciuto come “ National Grand Theatre” o semplicemente “ The Egg” (= l’uovo).
Il nuovo teatro, costato 300 milioni di euro, è insieme al “Nido” di Herzog & De Meuron uno dei simboli del rinascimento economico e culturale che sta interessando la capitale cinese, pronta ad accogliere milioni di visitatori per i prossimi giochi olimpici. Il Centro è situato su Chang’an Avenue a circa 500 metri dalla centralissima Piazza Tiananmen e dalla misteriosa Città Proibita, composto da tre spazi polifunzionali: un auditorium per la messa in scena di spettacoli teatrali, opere liriche e balletti con 2.416 posti a sedere, una sala per concerti e uno spazio espositivo per mostre, performance di arte contemporanea e moderna.
L’ingresso principale a nord si configura come un lungo corridoio che taglia a 80 metri di profondità il lago; sui bordi dello specchio d’acqua che circonda il Centro, vi sono una serie di piazze urbane per attività sportive e per la vita all’aperto immerse in un parco. L’area verde appare come una sorta di risarcimento alle proteste che hanno interessato la genesi del grande complesso.
I pechinesi hanno infatti storto un po’ il naso alla notizia del costo e dell’entità del progetto. Alcuni credono che l'edificio sconvolga il Feng Shui centrale di Pechino. Alfred Peng professore di Tsinghua University, uno dei suoi feroci critici, dice: “ l'edificio non è adatto a Pechino. E assolutamente fuori luogo, esso non rientra nella struttura complessa del centro della capitale. Interamente costruito attorno ai temi dei cortili e delle case basse. Il Centro non si integra con il tessuto urbano di questa zona”.
Un’architettura audace, quindi, grandiosa, quanto poetica, riflessa nel lago artificiale. Il dialogo con il contesto è affidato ad una sorprendente scenografia luminosa: di giorno la cupola si apre alla luce naturale che filtrando fra il vetro e l'acciaio inonda gli interni in un infinito gioco di riflessi. Di notte, in una perfetta inversione di ruoli, è la vita del teatro che si proietta sul lago e sulla città.
Per il disegno luminoso l'architetto francese si è affidato ai lighting designers Kaoru Mende e Yosuke Hiraiwa che hanno posto grande attenzione al rapporto dell'edificio con la luce diurna e notturna. L'armonia che si percepisce durante il giorno tra l'edificio e il contesto urbano in cui è inserito è garantita anche durante la fase notturna da un'attenta scelta dell'illuminazione realizzata con proiettori caratterizzati da massima flessibilità, dall'alto contenuto tecnologico e da un basso impatto ambientale. In particolare, l'architettura è illuminata dall’azienda italiana IGuzzini con i proiettori Le Perroquet di Renzo Piano Design, installati lungo i bordi superiori esterni degli edifici che ospitano le sale teatro, l'opera e i concerti; dai Light Up Walk Professional di J.M. Wilmotte, scelti per enfatizzare il colore ed il calore del legno che riveste le pareti nella parte posteriore della sala teatro e della sala concerti, e da alcuni proiettori Zoom di Bruno Gecchelin per illuminare le opere d'arte posizionate lungo i corridoi. Un ulteriore tassello, dunque, nella nuova geografia dell’architettura globale che vede la Cina come protagonista delle nuove traiettorie del progetto.
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