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I vincitori del Premio Archiprix Italia 2008
Premiate le migliori tesi di Laurea
Autore: cecilia di marzo
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10/07/2008 - La Fondazione Archiprix International con sede a Rotterdam (NL), organizza da alcuni anni un Premio Internazionale di architettura rivolto a giovani architetti neolaureati. Detto Premio ha cadenza biennale e si alterna annualmente con il Premio nazionale Archiprix Olanda. Archiprix premia le migliori tesi di laurea nel campo dell’architettura, urbanistica ed architettura del paesaggio, con lo scopo di agevolare l’introduzione di giovani progettisti di talento nel mondo della professione. Il Consiglio Nazionale degli Architetti P.P.C. è promotore  dell’iniziativa ARCHIPRIX ITALIA per l’anno 2008, in paternariato con Archiprix International.
 
Il 2 luglio scorso la Giuria del premio Archiprix Italia, nell'ambito del XXIII Congresso Mondiale UIA, ha resi noti i nominativi dei tre vincitori della prima edizione del Premio Archiprix Italia 2008:

Sezione Architettura - vincitore: Foglia Luigi (capogruppo) - Facoltà di Architettura "Luigi Vanvitelli", Aversa
Recupero dell’area dismessa ex Cava dei Cappuccini: progetto per un museo espositivo, laboratori di ricerca, alloggi per ricercatori e parco a supporto del polo universitario
 
“Le aree dismesse, ed in particolare le cave, giocano un ruolo fondamentale nella condizione di degrado in cui versano le periferie moderne, creando una costellazione di vuoti urbani di scarsa qualità morfologica e relazionante. Tali non luoghi, in seguito ad opportuni progetti di recupero,possono tuttavia divenire parti integranti e riequilibranti del sistema città. Già da anni in Norvegia l’antropizzazione dell’attività di riqualificazione delle aree di cava viene assunta come principale tipologia di intervento.
La tesi nasce dall’esigenza di indagare modalità alternative di recupero delle cave nel Casertano, disseminate puntualmente lungo l’arco dei Monti Tifatini, spesso anche in prossimità di importanti monumenti o di centri abitati, ed intende provocatoriamente essere un precedente per fronteggiare un così macroscopico danno ambientale e paesaggistico.
L’area in esame, l’ex cava dei Cappuccini, viene scelta come sito sia per la sua emblematica morfologia che per le preesistenze che ospita: lambita dalla città di Caserta su entrambi i fronti di scavo,visibile dai punti più centrali della città,si configura come vero e proprio paesaggio lunare portato alla luce direttamente dal cuore della montagna. Un osservatorio sulla città,dunque,dotato di un innegabile valore paesaggistico e storico-artistico data la presenza del convento e della chiesetta borbonica nonché di uno splendido uliveto secolare.  Si opera sul primo dei due fronti di scavo tramite strutture ipogee tese a relazionarlo al secondo,su cui già insiste il progetto per un polo universitario. In primis si sono individuate le fasce di permeabilità dell’area,al fine di creare una fitta rete di relazione tra i sistemi cava-città,attraverso lo studio attento dei percorsi e della loro diversificazione. Il parcheggio a raso posto all’accesso dell’area ne sancisce la chiusura al traffico veicolare,consentendo unicamente lo sviluppo di percorrenze pedonali;i percorsi dei rifornimenti conducono i tir al deposito interno all’area senza mai interferire visivamente ed acusticamente con essa. L’intero scavo è restituito alla città tramite il parco costituito dai 2 elementi: il giardino di pietra, che rimanda direttamente all’attività estrattiva che ha determinato la conformazione del luogo, attraverso forme dure e taglienti e l’utilizzo di materiali rinvenuti in sito; il giardino alberato, che, come teorizzato da Gilles Clément in “Il manifesto del terzo paesaggio”, utilizza la vegetazione spontanea per ricostituire l’habitat perduto:lembi di terra si sollevano al centro creando “spalti” per un teatro naturale avente come quinta scenica il bosco mediterraneo di pini. Sulle grandi pareti di roccia dello scavo si articolano gli aggetti delle architetture ipogee: il museo espositivo, i laboratori di ricerca e gli alloggi per ricercatori […]”.
 
Sezione Urbanistica e paesaggismo - vincitore: D'Arcangelo Massimo, Facoltà di Architettura di Chieti
Il paesaggio delle saline trapanesi: integrazione di sitemi infrastrutturali minimi
 
“Il paesaggio delle saline trapanesi è un paesaggio straordinario, un luogo da conoscere e salvaguardare. Un autentico patrimonio. I trenta chilometri di costa tra Marsala e Trapani, costituiscono una delle più importanti ed estese aree umide della Sicilia, con un clima costantemente ventoso e soleggiato, un’orografia fatta da fondali molto bassi, terre emerse e zone lagunari: condizione ideale per la “coltivazione” in vasca del sale. La costa trapanese comprende oltre alle saline, che dal 1991 sono riserva naturale orientata wwf, anche Mothia, straordinario sito punico, al centro della laguna più estesa della Sicilia: lo Stagnone. Territorio estremamente piatto e orizzontale dove gli unici elementi distinguibili sono il monte Erice e l’arcipelago delle isole Egadi. Una scarsa irrorazione infrastrutturale parallela alla costa incontra tra Trapani e Marsala un elemento traumatico qual è l’aeroporto di Birgi, base militare dismessa e convertita al traffico civile e grande fuori scala di un paesaggio disegnato da piccoli elementi. Oltre all’aeroporto V. Florio la piana trapanese è incisa da due grandi  canali artificiali, indispensabili per drenare le piogge alluvionali.  La costa è difficilmente balneabile per la mancanza di attrezzature e per la scarsa presenza di spiagge. Luoghi  complessi e difficili da conoscere data anche la difficoltà nell’accedervi. Primo obiettivo della tesi è stato quello di appropriarsi degli elementi di disegno del paesaggio, prendendo in considerazione tutte le possibili relazioni che si stabiliscono tra parti diverse. Una analisi che mi ha portato a ripensare il paesaggio attraverso un progetto che utilizzi gli stessi elementi che lo compongono, mettendo in risalto quelli che prima erano espressione di una latenza […]”. 
 
Sezione Restauro architettonico - vincitore: Zuppiroli Marco, Facoltà di Architettura "Biagio Rossetti", Ferrara
Ferrara: il Sistema delle Acque. Proposta di valorizzazione e recupero funzionale dell'ex serbatoio di Piazza XXIV Maggio
 
“La straordinaria realtà ferrarese è l’ambito entro cui indagare, alla luce di specifici parametri critici, lo stretto connubio esistente, e sempre esistito, tra l’organismo urbano, l'impianto territoriale e l’elemento che più di ogni altro partecipa alla vita dell’uomo. L’acqua costituisce quindi il filo conduttore del lavoro, nel quale prendono corpo specifici temi nella loro evoluzione diacronica.
I contenuti culturali che legano la città estense, il suo territorio e il sistema delle acque, sono innumerevoli e individuano con tutta probabilità l’elemento caratterizzante l’identità ferrarese.
Il distretto culturale, un sistema territorialmente definito, capace di integrare il processo di valorizzazione delle dotazioni culturali sia materiali che immateriali con le infrastrutture e con gli altri settori produttivi ad esso connessi, costituisce forse la chiave di volta per innescare un circolo virtuoso coscienza - cura - valorizzazione. In quest’ottica la proposta programmatica si articola nella definizione di un sistema culturale integrato, di un distretto culturale tematico Ferrara città d’acque […]”.
 
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  Scheda progetto: Recupero dell’area dismessa ex Cava dei Cappuccini
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  Scheda progetto: Ferrara: il Sistema delle Acque
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