14/02/2008 - Il terzo e quarto fine settimana di febbraio (16 e 17, 23 e 24) domus organizza a Milano un itinerario guidato tra i progetti di architettura più significativi realizzati da Giò Ponti, fondatore della rivista, tra i maggiori architetti e designer italiani del Novecento.
Si tratta di un tour (gratuito e aperto a tutti) che toccherà otto edifici dimostrativi dell'architettura di Ponti. Alcuni bus navetta ATM collegheranno fra loro - dalle ore 10.00 alle ore 16.00 con frequenza ogni 20 minuti – i luoghi delle visite guidate.
L’iniziativa di domus si inserisce nelle celebrazioni degli 80 anni della rivista, il cui primo numero fu pubblicato il 15 gennaio 1928.
Le visite agli edifici si svolgeranno con la collaborazione di laureandi in architettura, che illustreranno gli elementi architettonici di ciascun edificio e la sua storia anche in relazione agli edifici di pregio artistico presenti nelle vicinanze. In alcuni casi sarà possibile anche la visita agli atri dei palazzi.
Con questa iniziativa in città domus invita a riscoprire l’importante patrimonio architettonico di Gio Ponti, fruibile attraverso un itinerario pensato sia per gli appassionati di arte e di architettura, sia per tutti i curiosi che vogliono scoprire una Milano caratterizzata dall’opera di un uomo che ha lasciato un segno indelebile nella storia della cultura e dell’architettura italiana.
Gli edifici inseriti nel tour
• Casa d'abitazione (1928/30) - via Domenichino 1-3 angolo via Monte Rosa, una delle prime case di Gio Ponti: è una delle primissime case di Gio Ponti, fusione armonica di edificio multipiano e villa all’italiana. L’aspetto è quello coloratissimo di molte case del primo periodo, con superfici di intonaco Terranova rosso alternate a fasce orizzontali bianche.
• Torre Littoria (1933) - Parco Sempione: oggi Torrebranca è stata costruita in soli sette mesi per la V Triennale e inaugurata il 10 agosto 1033, vicino a sei grandi archi disegnati da Mario Sironi e oggi demoliti. Alta 108,60 metri, a pianta esagonale con lati variabili da 6 metri e 4,45 ha l’immagine prismatica di “una freccia conficcata dall’alto nel terreno”. Nel 1972 la torre viene dichiarata inagibile; nel 1985 è stipulata una convenzione con la F.lli Branca per il recupero, completato nei primi mesi del 1990, e per la gestione dell’accesso alla struttura.
• Casa torre Rasini e casa d'abitazione (1933/36) - corso Venezia 61, bastioni di Porta Venezia: in questo frammento urbano Ponti e Lancia lavorano per l’ultima volta insieme. Alta 48 metri, rivestita di una tessitura di listelli di laterizio, la torre ospita portineria e uffici al piano terreno e grandi appartamenti dal 1° al 6° piano. Dal 9° all’11ç° piano è la “villa” di proprietà, organizzata su più livelli, con terrazze private digradanti verso il parco che Pinti immaginava “felicemente abitate” da pergolati con tende, piscine e aiuole.
• I e II Palazzo ex Montecatini (1936/38 e 1951) - via Moscova 3, largo Donegani 1: realizzato in soli 23 mesi per Guido Donegani, il “palazzo creato per il lavoro e misurato su di esso” è la prima esperienza per Ponti di progettazione integrale dalla grande sala fino al dettaglio. Accanto al primo a 15 anni di distanza, il secondo palazzo ha una composizione volumetrica analoga ma contrapposta. Il fronte concavo è disegnato da una trama sottile di cristalli, e i fianchi dall’alluminio, mentre il retro presenta un gioco di superfici con materiali ceramici differenti.
• Clinica Columbus (1940) - via Buonarroti 48: la clinica è realizzata per la Missionarie del sacro Cuore, che abitano la villa liberty Romeo di Giuseppe Sommaruga. La realizzazione, interrotta per la guerra e bombardata nel 1943, è l’applicazione degli studi di clinica-tipo discussi con il chirurgo Mario Donati: camere a sud, comunicazioni verticali e controlli di piano, innesto centrale delle sale operatorie, salette d’attesa contro lo stazionamento dei parenti in corridoio, aspetto accogliete nei colori e degli arredi di quella che doveva sembrare non una clinica, ma casa propria.
• Grattacielo Pirelli (1956/60) - Piazza Duca D'Aosta, via Fabio Filzi: la pianta affilata – metri 70,40 di altezza per 18,50 di profondità al centro – adottata da Ponti come sigla grafica e la terminazione orizzontale staccata dal piano alto dei volumi tecnici, danno la percezione esterna e interna della essenziale idea di forma “finita”. Nella realizzazione – alta 127,10 metri – Ponti lamenta il mancato raggiungimento degli obiettivi di “espressività” – la verticalità è riuscita sui fianchi, ma è attenuata dai parapetti orizzontali sulle facciate a vetri – e “allusività” – l’effetto di fenditura continua luminosa lungo le sterilità è interrotto dalle solettine strutturali a ogni piano.
• Chiesa e Convento di San Francesco al Fopponino (1961/64) - via Paolo Giovo, via Verga: la disposizione planimetrica è condizionata da importanti preesistenze come la seicentesca chiesa e il cimitero del Fopponino. Le pareti scenografiche che abbracciano il sagrato rivolto a est lasciano intravedere l’effettiva larghezza della chiesa. L’interno semplice della navata esagonale è affidato a soluzioni di controllo della luce naturale. Ponti disegna gli altari laterali con antoni per la chiusura,, il presbiterio e la cripta, i confessionali e le stazioni della Via Crucis disegnate da scritte.
• Palazzo Montedoria (1969/71) - via Pergolesi, via Andrea Doria: dopo una prima soluzione non approvata con una torre alta 50 metri sull’angolo di piazza Caiazzo, la versione definitiva è un corpo doppio di nove piani lungo via Andrea Doria; innestato posteriormente su questo, un volume più basso di quattro piani segue il perimetro dell’isolato. Il linguaggio architettonico è quello dell’ultimo periodo, con superfici ceramiche che a secondo dell’incidenza dei raggi del sole riverberano affetti cromatici differenti.
Fonte: Ufficio Stampa domus
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