08/03/2007 – Il progetto vincitore del concorso ‘menoèpiù2 – programma Cinquina Bufalotta’ del Comune di Roma è opera degli architetti genovesi 5+1AA_Alfonso Femia Gianluca Peluffo e dello studio romano doppiomisto.
Il progetto si presenta da subito ricco di poesia. I progettisti chiedono “aiuto” ad uno dei padri del design italiano del XX secolo, Bruno Munari, e alla sua continua ricerca sul tema del gioco, dell'infanzia e della creatività.
Ho provato, una estate, a offrire al mare una serie di materiali diversi per vedere se lo potevo stimolare a fare qualcosa di insolito. Gli ho buttato un rotolo di rete metallica, un lenzuolino di nailon, un gomitolo di corda di canapa, alcune bottiglie di plastica, un vecchio lucchetto di ottone, un elmetto della guerra 15-18, un pneumatico da triciclo, la chiave della cantina, alcuni bottoni di madreperla. Uno alla volta glieli ho buttati, sorridendogli con noncuranza. Lui non ha mosso un'onda. È stato fermo e zitto. Ora non so se mi farà qualcosa, se quello che gli ho dato gli piacerà, se vuole o no fare qualcosa. Ma il punto più difficile è: dove mi consegnerà questi oggetti? E quando? Il mare è analfabeta. […]
Bruno Munari, 'Il mare come artigiano' (Maurizio Corraini Editore, 1995)
«Gioia, sentimento e architettura.
Un luogo, in via di urbanizzazione, ma dove certi profumi, certi traguardi visivi, certi movimenti degli occhi, ci portano ancora al mondo agricolo o naturale della campagna romana. Qui, in questo luogo, in questo contesto specifico, la decisione è di affiancare il mondo archetipo delle origini (le composizioni nuragiche, primigenie) caratterizzato da spazi elementari, chiusi e protetti, con il mondo del bambino, gioioso, allegro, ludico, imprevedibile, sorprendente, manipolabile dal bambino stesso, talvolta fragile.
Si. Questo è un gioco di equilibrismo.
Su una gamba sola cerchiamo di fare centro con una pietra raccolta qui a fianco: romanticamente pensiamo che il mondo delle origini e quello infantile possano arricchire il mondo della urbanizzazione residenziale, anzi riscattarlo dal rischio dell'isolamento, sia fisico che sentimentale.
Per un'architettura realistica ma gioiosa, funzionale ma romantica, pragmatica ma sentimentale.
Le ragioni
Il progetto proposto tiene conto del contesto urbano futuro in cui è chiamato ad inserirsi: questo può essere interpretato come una sorta di microcosmo autosufficiente - una città nella città - dove abitazione, verde, spazi destinati al commercio ed alla infrastruttura si immagina possano costituire un sistema attivo e dinamico.
Interpretare questa futura configurazione urbana come una sorta di grado zero della pianificazione, che possa vedere come fuoco e centro ideale del suo farsi il bambino, permette di elaborare una nuova strategia di crescita che sostanzialmente guarda ad un modello di architettura equilibrato e commisurato alle esigenze specifiche di una società in cui i più piccoli possano crescere, acquisire nozioni, sviluppare socialità ed esperienza attraverso il contatto e la vicinanza con giovani ed anziani, piccoli e grandi laddove l'architettura conforma e favorisce trasmissione di sapere e di vita, come fiume che scorre o sole che irradia incessante.
Territorio e paesaggio
L'area di intervento si colloca nella periferia nord-orientale della città di Roma, al confine tra le propaggini della metropoli ed il vicino parco della Marcigliana. Il contesto, che si configura come una zona di transizione tra la città diffusa e le basse colline a seminativo o a pascolo alternato a macchie del parco, non manifesta un principio insediativo chiaramente leggibile, ed anzi presenta un insieme di episodi edilizi in scarsa relazione tra loro o comunque realizzati a prescindere da una logica generale.
Anche a partire da questa consapevolezza, il progetto architettonico non si costruisce in base ad un tracciato geometrico ordinatore, optando piuttosto per forme “organiche”, che richiamano la natura o l'esperienza ludica. Gli edifici si configurano quali “emergenze” dalle forme inconsuete e giocose, che come elementi scultorei qualificano e contraddistinguono in maniera puntuale l'area di intervento.
Il progetto del verde e degli spazi aperti si conforma a questa logica, recuperando anche alcuni caratteri del paesaggio agrario del parco della Marcigliana, dove la matrice diffusa a prato o a seminativo si alterna ad elementi puntuali come le macchie boscate di querce, aceri e olmi.
Il progetto opta quindi per un verde “puntuale” e “disegnato” (non necessariamente geometrico, ma dalla chiara impronta artificiale), non disdegnando soluzioni “ad effetto”, capaci di stimolare l'immaginario fantastico dei bambini. Anche il progetto del verde individua cioè delle “emergenze”, tali da configurare un contrappeso all'eccezionalità degli episodi architettonici ed all'omogeneità degli spazi aperti, che saranno in generale allestiti a prato.
I criteri
Il progetto si pone l'obiettivo di costruire un habitat nel suo complesso familiare accogliente e giocoso. Nelle forme e nel concetto che lo istruisce. […] Alla scala urbana il programma funzionale individua come poli primari il nucleo abitativo (la casa), il nucleo didattico (la sezione) ed il sistema ambientale costituito dagli spazi di verde attrezzato posti in diretta adiacenza delle scuole e della promenade urbana. […]
I materiali sono quelli della tradizione della semplicità e della economicità costruttiva, naturali e primari come il legno, il vetro, il cemento. In tutte le sue declinazioni i materiali compongono il lessico giocoso e gioioso in cui il bambino potrà identificarsi».
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