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Sorgerà a Roma il Monumento ai Caduti di Nassiriya
Vince l’opera ‘Foresta d'acciaio’ dello scultore Giuseppe Spagnulo
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08/01/2007 - E’ stato scelto e premiato il progetto dell’Opera d’Arte e dell’insieme architettonico che verrà innalzato a Roma in memoria dei caduti di Nassiriya. Diciannove menhir ideati dal celebre scultore milanese Giuseppe Spagnulo, e architetture ideate dagli architetti Lucio Agazzi e Nicola Agazzi di Bergamo, Maurizio Costacurta, Enrico Pocopagni, Paolo Pittaluga di Genova, Gabriele Amadori di Milano.
Diciannove come il numero degli uomini colpiti, una Foresta d'acciaio (questo il titolo dell’opera) come un anelito antiretorico della vita. Diciannove blocchi di acciaio pieno forgiato, di circa otto tonnellate l’uno, verticali, contrapposti, disassati verso l’interno, in un ideale percorso, casuale, tra ogni elemento. Diciannove steli come corrosi dall’usura dei millenni, ma al tempo stesso eterni nella loro gravità.
La notizia che il team di professionisti con l’artista Spagnulo capogruppo si è aggiudicato il concorso è stata comunicata ufficialmente durante una cerimonia che si è svolta al Vittoriano, nella Sala delle Bandiere – la stessa dove erano stati allineati i feretri dei caduti per il partecipatissimo commiato di migliaia di italiani. Presenti il ministro per i Beni e le attività culturali, Francesco Rutelli, il Ministro della difesa, Arturo Parisi, il presidente della Regione Lazio, Pietro Marrazzo, il presidente della Provincia di Roma, Enrico Gasbarra, il sindaco di Roma Walter Veltroni e tutti i più alti ufficiali delle forze militari. Oltre alle cariche istituzionali, promotori del concorso, erano presenti i parenti delle vittime, che hanno trasmesso ancor più commozione all’evento, essendo ancora vivo il ricordo a cui si riferisce l’opera, i cui elaborati ed i plastici, per l’occasione resteranno esposti in mostra, nella Sala, con in evidenza quello vincitore.
“Il bando era rivolto agli architetti con la presenza - in primis - di un artista visivo. Agazzi e Costacurta si sono rivolti al noto scultore Giuseppe Spagnulo, che ha subito dato la sua spontanea adesione assumendo, come imposto dal bando, il ruolo di scultore capogruppo.
Gli elementi scultorei del maestro, menhir che si innalzano verso il cielo, erano quanto cercavamo per il nostro progetto: nulla di enfatico chè il ricordo di Nassirya fosse fortemente allusivo, scevro da ogni retorica. La materia usata da Spagnulo e la sua arte interpretativa è perfettamente coerente alla nostra visione dell’opera che ricercava l’elemento simbolo nella massima semplicità, privo di richiami antropomorfi o di elementi retorici”. Anche l’architettura di Agazzi è pura ed efficace, un completamento del disegno urbano, con funzione di collegare spazi, percorsi ed opera che non fosse una semplice base, o cornice del monumento
Un percorso ad ellisse che prende origine, assicurando continuità e degno epilogo all’ampio viale centrale al parco. Viale che parte dalla basilica ed ora termina, senza comprensibile scopo, semplicemente nei pressi del vertice del parco. L’ellisse in Travertino fa da intorno vivibile ai Menhir, il prato interno all’ellisse è tagliato in due parti uguali da un cammino, -percorso mistico- pensato in marmo nero opaco per distinguersi dall’altro marmo. Un tracciato non più curvilineo, al contrario dal disegno rigido, ad andamento segmentato, al quale si affiancano e dal quale hanno origine i Menhir stessi. Il visitatore potrà camminare tra le steli, alcune molto ravvicinate e sentirsi parte dell’Opera, sfiorare l’acciaio corroso dei Menhir”.
“Un elemento di grande importanza matrice della soluzione progettuale è stata la facilità di fruizione degli elementi monumentali stessi, dell’uso degli spazi, della comodità della visita all’area con sedute ad esedra allineate al percorso. Una visione a 360° che assicurerà molteplici, orbitali punti di osservazione dell’Opera che sembrerà viva, modificando il suo disegno ad ogni diverso punto di vista.
La luce dovrà ulteriormente disegnare l’insieme architettonico del monumento. Studiata dall’Artista e lightdesigner milanese Gabriele Amadori, docente al Politecnico di Milano illuminerà i Menhir da faretti incassati nel prato con luci rosse, viola, gialle -ad evocare il fuoco- sui lati esterni, mentre il cuore del percorso mistico sarà illuminato con una –spirituale- luce bianco candida”.
Di grande effetto quindi sarà anche la visione notturna dell’insieme monumentale, evidente anche da chi in auto percorre le strade laterali confluenti nei pressi dell’Opera.
Il gruppo di progettazione si è diviso gli incarichi: lo scultore Giuseppe Spagnulo (opere d’arte), l’architetto Lucio Agazzi (progettazione complessiva) l’architetto Maurizio Costacurta (stesura delle documentazioni, grafica e public relation) il prof. Gabriele Amadori (progettazione dell’illuminazione), l’arch. Enrico Pocopagni (strutture di fondazione), il geom. Paolo Pittaluga (preventivi e stime), il prossimo architetto Nicola Agazzi, (aiuto al CAD e realizzazione del plastico). Un pool vincente che è riuscito ad aggiudicarsi la gara alla quale hanno partecipato più di 150 gruppi di progettazione. Per realizzare tutte le infrastrutture sono state chiamate alcune Ditte bergamasche, che hanno di buon grado aderito alla realizzazione del progetto. Così a Roma per la realizzazione del Monumento scenderanno Professionisti, Artisti, Imprese e Ditte lombarde che insieme ai colleghi liguri potranno vantare di aver lasciato nella capitale un monumento dal segno forte e duraturo.


  •   Relazione descrittiva

  •   Il gruppo di progettazione


  •   Scheda progetto: La foresta d’acciaio
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      Scheda progetto:
    STUDIO ARCHITETTURA LUCIO AGAZZI

    La foresta d’acciaio

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