12/06/2015 - Il progetto di ristrutturazione di Archiplanstudio interessa un fabbricato dei primi anni del novecento, collocato ai margini del tessuto urban o consolidato di Busto Arsizio.
“L'intervento di recupero lascia inalterato il fabbricato e le sue finiture interne ed esterne, mantenendo i pavimenti esistenti e recuperando le stratificazioni pittoriche delle pareti che hanno rivelato delle tessiture inaspettate e complesse. Le uniche modifiche all'edificio consistono nel rifacimento del manto di copertura, che presentava degli evidenti fenomeni di dissesto, con un nuovo sistema di copertura in coppi bianchi che rendono esplicito l'intervento di sostituzione e la trasformazione di uno spazio ad uso magazzino adibito a cucina.
I materiali vengono mantenuti nella condizione reale in cui si trovano, con l'idea di dare forma ad un concetto astratto come il tempo. I segni del tempo costituiscono per noi un patrimonio che salvaguardiamo in tutti i nostri interventi di recupero e di ristrutturazione.
L'azione del tempo conferisce ai materiali delle imperfezioni che rappresentano per noi una sorta di ornamento che la materia e in generale i manufatti possiedono naturalmente. Ricerchiamo la bellezza negli opposti, nella capacità che hanno elementi differenti di mettersi in relazione tra di loro. Le relazioni ambigue e imperfette, rappresentano per noi una chiave di ricerca e di esplorazione del processo architettonico. La materia consunta dal tempo viene messa in relazione con elementi molto controllati e raffinati, come ad esempio i lavabi dei bagni, che sono entrambi su disegno, o come il grande tavolo di 5,50 metri di lunghezza che diventa luogo in cui si preparano i cibi, in cui si consumano i pasti e sul quale si fanno i compiti, recuperando e rinnovando una tradizione domestica dell'abitare italiano.
Un edificio che tiene insieme presente e passato, in una forma che non lascia prevalere le ragioni dell'uno a scapito dell'altro, ma che li mantiene insieme nella loro diversità. Si tratta di una forma plurale, ambigua, non assoluta e in costante divenire, che si propone di tenere insieme le differenze e il doppio delle cose. La perfezione è stupida diceva Munari citando un vecchio proverbio cinese”.
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