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03/08/2012 - Un percorso inedito alla Triennale di Milano: la mostra ‘Ugo Mulas: Esposizioni’ fino al prossimo 9 settembre illustra oltre 120 scatti del milanese Ugo Mulas, il fotografo ufficiale della Biennale di Venezia dal 1954 e colui che ha ritratto i più importanti musei, le gallerie, le collezioni private d’Europa e d’America, nonchè le più insolite abitudini di fruire l’arte dei visitatori.
La mostra, curata da Giuliano Sergio con l’Archivio Ugo Mulas, e realizzata con la collaborazione di Johan&Levi, ripercorre il rapporto tra spettatore e opere negli spazi pubblici o nelle abitazioni private, immortalato negli anni Cinquanta dal fotografo-artista. Gli scatti raccontano luoghi e persone dei più noti musei del mondo, dal Louvre di Parigi al Pergamon di Berlino, all’Hermitage di Leningrado fino al Guggenheim di New York.
Nei primi anni Sessanta l’arte incontra il contesto urbano e così Mulas indaga il rapporto tra ‘opere nate altrove’ e una città come Spoleto, in occasione della mostra Sculture in città che riunisce tutti i più grandi scultori del mondo.
Il percorso espositivo si conclude con gli scatti della mostra del 1970, Vitalità del Negativo, dove il fotografo assume un ruolo centrale e l’indagine di Mulas, dopo aver riportato il fascino dell’arte e di chi la osserva, termina con la riflessione sul lavoro svolto e, dunque, con l’autoritratto.
Ugo Mulas nasce a Pozzolengo nel 1928. Nel 1948 si trasferisce a Milano dove frequenta l’ambiente intellettuale dell’Accademia di Brera e si avvicina per caso al mondo della fotografia. Intende da subito descrivere la condizione della società del suo tempo, ovvero la testimonianza del dopoguerra.
Mulas lavora nel mondo della pubblicità, della moda e dell’architettura, finchè la sua attività si lega alla Biennale di Venezia dal 1954 fino all’edizione del 1972. Intanto si affaccia nel panorama artistico americano e ha modo di collaborare con Frank Stella, Lichtenstein, Johns, Rauschemberg, Marcel Duchamp, Andy Warhol, John Cage.
Nel 1970 Mulas si ammala gravemente, tuttavia realizza i suoi ultimi lavori tra cui quello con Paolo Scheggi per la mostra Amore mio organizzata da Achille Bonito Oliva; il reportage per la mostra Vitalità del Negativo e Le Verifiche. Viene a mancare nel marzo del 1973.
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