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La Facoltà di Architettura di Roma3 nell'ex Mattatoio
Equilibrio tra intervento e conservazione nella riconversione firmata Insula
Autore: cecilia di marzo
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23/09/2013 - L’area di Testaccio della città di Roma è da oltre dieci anni un laboratorio di trasformazioni e un’area strategica per lo sviluppo urbano, nonchè un terreno di riflessione culturale e progettuale particolarmente impegnativo. Il complesso dell’ex Mattatoio del quartiere, riconvertito di recente dallo studio Insula in sede della Facoltà di Architettura di Roma Tre, fu costruito tra il 1888 e il 1890 su progetto dell'ingegnere e architetto Gioacchino Ersoch, ed è stato uno dei più moderni stabilimenti di questo tipo.

I padiglioni presentano un sistema costruttivo relativamente semplice: volumi a pianta rettangolare, struttura muraria in mattoni e tufo con interassi delle aperture regolari, coperture a due falde sorrette da capriate "Polonceau" in ferro. Considerato uno dei brani fondamentali dell'archeologia industriale romana e straordinario esempio di ingegneria civile ottocentesca, negli anni ‘70 il complesso viene dismesso, subendo da allora diverse ristrutturazioni e diventando sede di nuove funzioni e manifestazioni temporanee.

Posto il tema estremamente delicato delle preesistenze ottocentesche del Mattatoio, e dei resti della città romana di cui è ricco il sottosuolo, lo studio Insula tra il 2001 e il 2013 ha coordinato l’intervento di riqualificazione e riconversione dell’intero complesso in campus universitario, prendendo parte allo studio di fattibilità, al progetto preliminare e seguendo la progettazione di alcuni padiglioni.

Il progetto delinea un equilibrio attento tra intervento e conservazione, secondo un approccio che affianca il restauro e il risanamento conservativo all’incremento delle superfici interne, fino alla demolizione senza ricostruzione dei padiglioni realizzati in modo incongruo in epoche recenti.

Il primo intervento (2002) ha riguardato i padiglioni 6 (servizi igenici e centrale termica ) e 7, un grande ambiente coperto (85 x 15 x 10 metri) illuminato da quattro grandi lucernari. Con l'obiettivo di realizzare tre aule per laboratori e un’aula magna di 260 posti, la scelta progettuale di Insula esalta il corpo industriale e crea ambiti separati e isolati acusticamente, attraverso l’inserimento di tre pareti divisorie con struttura in acciaio: diaframmi trasversali parzialmente trasparenti, lineari, leggeri, realizzati con materiali (ferro, legno, vetro) e colori (bianco, grigio e blu) essenziali. I grandi velari geometrici e i lunghi tavoli pensili perimetrali ristabiliscono la scala umana e accentuano il volume dell’edificio, ribadendo l’uso universitario del luogo.

Il progetto del padiglione 2B (concluso nel 2013) ha previsto la riconversione dell’edificio in ambienti flessibili, adatti allo svolgimento di seminari e lezioni. Come nel precedente intervento, il progetto individua la propria cifra progettuale nella conservazione dell’impianto e nell’articolazione dello spazio interno attraverso elementi mobili divisori, che ricalcano la suddivisione originale in sette ambienti adibiti a stalle (demolite nel 1932) e diventano l’elemento ritmico del grande ambiente unico (840 mq).

Le sei pareti poste tra le coppie di capriate, sono costituite da una parte perimetrale fissa ( vetro e acciaio) e da una centrale opaca costituita da pannellature manovrabili e richiudibili a pacchetto, che permettono con estrema rapidità l’allestimento di ambienti di varie metrature da un minimo di120 fino a 720 metri quadri.


  Scheda progetto: Recovery of the slaughterhouse into University campus
®Insula
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© Stefano Cerio
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Recovery of the slaughterhouse into University campus

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