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15/01/2018 - Nelle giornate del 17 e 18 gennaio, l'Università IUAV ha organizzato un convegno dedicato ai cambiamenti che sta vivendo la città di Venezia, tra un'architettura che sembra cristallizzata nel tempo, nel confine tra pieno e vuoto, e una componente sociale ed economica che si trasforma velocemente.
L'incontro, dal titolo Vuoto/pieno. I caratteri della Venezia che cambia, è strutturato in tre sessioni tematiche: sguardi ravvicinati e testimonianze dall’esterno concorreranno a mettere in luce l’ambiguità che da sempre Venezia espone nel suo essere immutabile mutando.
I sessione | L’arcipelago delle chiese chiuse di Venezia: eredità, usi, progetti a confronto
Nella città di Venezia è presente un arcipelago di trenta chiese, la cui porta è prevalentemente chiusa.
Le trasformazioni che interessano questi manufatti sono il riflesso della perdita di abitanti del centro storico, sanciscono usi e assenze nel tessuto urbano, rappresentano occasioni per definire una nuova idea di città. L’attuale condizione e le possibili trasformazioni di questi pieni/vuoti sono affrontate a partire da ragionamenti sul rapporto della città lagunare con le diverse vie della modernità e da una riflessione sui grandi patrimoni culturali che la disegnano. Attraverso il confronto tra diverse esperienze progettuali si verificano confini, possibilità e significati di un secondo ciclo di vita di spazi, di architetture attraverso le quali sono state costruite città e comunità.
II sessione | Venezia prima di Venezia, Venezia dopo Venezia: il vuoto come cifra della polis
Leggiamo già in Erodoto che la polis, invenzione greca, si definisce paradossalmente non già per la massa dei suoi edifici pubblici e privati, ma piuttosto per un vuoto – agorà, forum – che ne disegna il cuore e il profilo. Ed è quel vuoto, in cui i cittadini sono chiamati “fuori” dalle loro case (Hannah Arendt) a partecipare attivamente alla vita pubblica, il primo spazio ad essere costruito, pavimentato, politicamente abitato.
Fin dalle sue – leggendarie – origini, la storia di Venezia è il racconto di un conflitto tra vuoti e pieni: strappare terra all’acqua, regolare il flusso delle stesse acque, fare arcipelago tra isole contigue con ponti e passaggi edificati. Un luogo, per tutti, il luogo da cui, secondo la leggenda, Venezia è nata: Torcello. Il pieno della Basilica, il vuoto del sagrato – spazio profano per eccellenza – lastricato per essere abitabile; e intorno le case di legno, fabbriche, botteghe, imprese. Torcello dà una immagine di Venezia prima di Venezia che rappresenta – in totipotente embrione – quel che sarà l’edificazione della città “singolarissima”. Ma anche quello che Venezia deve, continuamente, diventare reinventandosi di epoca in epoca. Venezia gioca con un ‘vuoto’ che non è mai perfettamente, assolutamente, vuoto: è un vuoto che, a partire dalla semplice, primaria pavimentazione, promette architettura. Il vuoto come cifra prima della città.
III sessione | Cambiamenti demografici e socio-economici nella Venezia contemporanea
Le città mutano, si trasformano e i processi che le attraversano hanno degli effetti sul tessuto fisico e sociale delle città stesse talvolta dirompenti. Venezia è una città peculiare che ha subìto trasformazioni rapide e profonde nell’arco degli ultimi decenni, esito di politiche urbane avviate negli anni passati, di dinamiche di mercato globali, di processi di gentrificazione e/o “turisticizzazione” della città, ma anche di azioni spontanee e non sempre lineari.
Gli effetti sono evidenti: la città si è svuotata di popolazione residente, di attività commerciali di vicinato, di servizi e funzioni connesse alla residenza e si è riempita di attività economiche e funzioni diverse, connesse alle domande espresse dai nuovi city users.
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