Costruito in un sito industriale dismesso, memoria ormai dimenticata di una città neoindustriale di ormai due secoli ed un millennio fa, il grattacielo Pirelli, capolavoro italiano sul tema dell’edificio alto concepito dalla formidabile forza creativa ed innovativa di Gio Ponti e Pier Luigi Nervi, sembra oggi più giovane di quando, sessant’anni fa, fu posta la prima pietra. Ma non è stata una vita priva di avventure momenti anche drammatici.
"il “Pirellone” ci dimostra come le architetture siano organismi complessi e “viventi”, cioè che cambiano nel corso degli anni e che hanno bisogno di continue cure e attenzioni" afferma il curatore Alessandro Colombo.
L'edificio è diventato bene della comunità quale sede della regione Lombardia ed è quindi passato ad essere punto di riferimento di un intero territorio, quel territorio che dall’ultimo piano si vede nelle belle giornate. All’inizio del nuovo millennio il terribile incidente aereo riporta l’edificio alla ribalta aprendo, assieme al lutto per l’evento, anche la riflessione sul suo futuro e sul suo “corpo” architettonico ferito.
Questa mostra, aperta fino all'11 settembre, racconta, soprattutto attraverso la forza evocativa delle immagini e con ricchezza di documenti originali, una storia lunga sessant’anni ricca di spunti e riflessioni per un futuro che appare ancora lunghissimo per questa icona dell’architettura moderna mondiale.