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Premi In/Architettura 2020: assegnati i Premi Nazionali
Immaginare il rilancio del Paese valorizzando la qualità del costruito
Autore: cecilia di marzo
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18/12/2020 – I Premi In/Architettura 2020 - promossi da IN/Arch e ANCE in collaborazione con Archilovers - hanno celebrato oggi l'evento conclusivo con la Cerimonia di Premiazione Nazionale trasmessa in streaming.
È giunto, dunque, al termine un lungo percorso che ha visto la candidatura su Archilovers di oltre 1260 progetti e l’assegnazione dei Premi in tutte le regioni italiane durante 9 cerimonie di premiazione.

L'iniziativa dei Premi In/Architettura 2020 ha rappresentato un monitoraggio capillare sulla produzione di Architettura in Italia negli ultimi 5 anni. 
In uno dei più difficili momenti del nostro Paese parlare di Architettura e di qualità nelle opere pubbliche e private è un modo per lanciare uno sguardo oltre la crisi.
Valorizzare la qualità delle trasformazioni del territorio è la strategia per immaginare un rilancio del Paese, proponendo modelli progettuali nuovi, innovativi, efficienti, eredi della nostra storia, ricchi delle nostre migliori professionalità.

La giuria dei Premi, presieduta dal filosofo e allievo di Gillo Dorfles, Aldo Colonetti, ha conferito all’unanimità il Premio alla Carriera a Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, figura tanto isolata nella recente architettura italiana quanto ostinatamente dedicata a una personalissima ridefinizione della figura dell’architetto come autore, come progettista che non si fa semplice mediatore di esigenze economiche ma vuole catalizzare cultura, memoria e materia in forme diverse del costruire e dell’abitare.


Impossibile da catalogare nelle sovrapposte tendenze del design dell’involucro come beau geste foto/grafico, concentrata in poche opere tanto scarne quanto ben stagliate sul suo paesaggio di elezione, affilata e abbagliante come una lama al sole, l’architettura di Giuseppina Grasso Cannizzo può anche avvicinarsi al confine con l’arte: come quando, raramente “si espone” a raccontare il proprio lavoro e nel sottile spessore del semplice foglio di carta carica i molti significati di un corpus di progetti che - come lei stessa dichiara - sono  realizzati al 2% e per il restante “archiviati in fase esecutiva”. Cosciente del dilemma che affligge tanti altri progettisti, tra architettura della crisi e crisi dell’architettura cui molto reagiscono scompostamente, con l’esibizionismo formale o la propaganda verbale, questa autrice preferisce allontanarsene mentalmente: non che nel suo lavoro non appaiano sintomi della sindrome da carenza di occasioni per l’espressione - perché è impossibile non esserne contagiati in Italia - ma forte dello spirito del tempo e del milieu internazionale da cui viene e che alberga nella sua ispirazione, la progettista non ne fa un manifesto, ne rifugge la retorica e ne deriva opere distintamente pedagogiche.
Fuori da ogni metafora, il lavoro di Giuseppina Grasso Cannizzo indica la ricerca paziente (pazientissima) e soprattutto la resistenza come condizione unica di sopravvivenza per il progettista e la sua poetica.

Il Premio Bruno Zevi per la diffusione della cultura architettonica è stato conferito alla Fondazione Prada, di cui riconosce il ruolo esemplare come istituzione privata emanazione di una cultura industriale che apre le sue prospettive progettuali all’intero mondo dell’espressione, dall’arte, al cinema, all’architettura. Questa attività si svolge tra Milano e Venezia in sedi di grande bellezza e visibilità, che attraggono il visitatore in uno spazio mentale e fisico dove risuona la vocazione sociale dell’espressione moderna e contemporanea.


In particolare la Giuria vuole con questo premio ricordare anche la figura e il ruolo del critico e curatore Germano Celant. Con alle spalle un background di formazione e azione dove l’architettura ha avuto fin dai suoi inizi un ruolo centrale, con Miuccia Prada e Patrizio Bertelli Celant ha ideato, sviluppato e condotto il progetto intellettuale e operativo della Fondazione coinvolgendo architetti, artisti e pubblico in un grande esperimento di utopia concreta.
Anche nelle circostanze difficili che pure oggi in Italia ostacolano lo sviluppo e la piena coscienza del valore imprescindibile delle arti nell’esistenza quotidiana, la riuscita di questo esperimento indica anche al mondo dell’impresa un modello strategico per la cultura, non da seguire acriticamente ma certamente a cui guardare con costante attenzione.

Per la loro natura e la loro struttura i premi IN/ARCHITETTURA affermano con chiarezza che la qualità di un’architettura non è circoscritta a questioni estetico-linguistiche ma è l’esito di un processo complesso che coinvolge tutti i passaggi della filiera produttiva: domanda, esigenze, programma, norme, risorse, progetto, realizzazione, controllo, gestione, manutenzione.
Di qui la scelta di premiare l’opera e i tre principali protagonisti che sono alla base della sua realizzazione: committente, progettista, costruttore.

Il premio nazionale per un Intervento di nuova costruzione (> 5 mln) è stato assegnato al Memoriale della Shoah di Milano, progettato dallo studio Morpurgo de Curtis Architetti Associati e realizzato dall’impresa Sacaim e Percassi.

Il Memoriale della Shoah di Milano, situato nell’area di manovra della Stazione Centrale di Milano, dove dal dicembre 1943 al gennaio 1945 furono deportati ebrei e detenuti politici verso i campi di sterminio e concentramento, è un progetto esemplare, unico nel suo genere in Europa. 
Gli autori, Guido Morpurgo e Annalisa de Curtis, hanno trasformato, nel rispetto severo del luogo, la storia drammatica di un’architettura che era destinata in origine al lavoro di scarico e carico delle merci, in uno spazio dove i nuovi volumi, i percorsi e la documentazione parlano il linguaggio della contemporaneità, senza entrare in conflitto, compositivo e narrativo, con un luogo della Memoria. Luogo che non deve essere dimenticato, a testimonianza che la storia è sempre contemporanea, e proprio per questo non bisogna museificarla né tradirla. L’architettura è certamente protagonista, senza mettere in moto inutili presenze espressive; il suo ruolo, in questo caso, è maieutico, come deve essere quando dialoga con contesti sedimentati e storicizzati.

Il Premio all'Intervento di nuova costruzione (< 5 mln) è stato assegnato a La Torre Bianca a Gagliano del Capo (LE), progettata da Lorenzo Grifantini e realizzata dalle imprese Das Impresit e Ginevra srl.


La Torre Bianca a Gagliano del Capo esprime una straordinaria capacità di inserimento in un contesto storico fortemente caratterizzato come quello del piccolo comune di Gagliano del Capo nel Salento. Pur affermando la contemporaneità del linguaggio e delle soluzioni tipologiche, l’architettura della Torre Bianca non cede a facili mimetismi e banali contestualismi ma esprime con qualità la sua contemporaneità. 

In questa categoria la giuria ha assegnato anche una menzione speciale al Laboratorio e centro socio educativo per persone diversamente abili a Erba, commissionato da Noivoiloro - Società Cooperativa Sociale Onlus, progettato dallo studio ifdesign di Ida Origgi e Franco Tagliabue Volontè e realizzato da Stampini S.r.l.


Il progetto del laboratorio artigianale e del centro socio educativo s’inserisce all’interno di una struttura dedicata alle persone diversamente abili. Un’area che immediatamente si riconosce attraverso una scelta linguistica e compositiva, costituita da una facciata in vetroresina verde, da costi molto limitati, che non solo protegge ma fa entrare la luce prodotta da 50 lampade led, poste all’esterno. Non è una scelta esclusivamente estetica; mette in evidenza, con tutte le altre strutture, dai tubi metallici alle scatole rotonde, il fatto che l’architettura è un corpo vivo dove interno ed esterno devono dialogare, senza dimenticare mai gli abitanti che in questo caso sono “protagonisti” perché hanno disegnato “il tracciato e la disposizione di questi elementi”. 
Un’architettura riconoscibile, protagonista attraverso coloro i quali la abitano: un’architettura maieutica, al servizio degli altri, senza inutili esercizi accademici. 

I premi nazionali per interventi progettati da giovani progettisti sono stati assegnati a:
Residenze temporanee al Cappuccino Vecchio a Matera, commissionate dall’ Arcidiocesi di Matera-Irsina - Ufficio Caritas, progettate da Massimo Acito - OSA architettura e paesaggio e realizzate da Cogem S.r.l.



Opera improntata al rigore compositivo e all’essenzialità dell’intero impianto, misurato, netto. Il progetto è perfettamente e naturalmente inserito nel contesto ambientale ospitante, grazie all’insieme delle scelte formali, dimensionali e materiche. Pur nella sua semplicità è ricco e ponderato nel rapporto fra serialità ed episodi puntuali di apertura e integrazione col paesaggio. Matura reinterpretazione dei tratti della tradizione tipologica e costruttiva locale in chiave contemporanea.
 

Microutopia a Milano, commissionato da Stefano Bernardoni, Bottega Immagine Centro Fotografia Milano, progettato da Francesco Ursitti e realizzato dall’impresa Impresa Maresca.



Per la forza del progetto espressa nella composizione, capace di trasformare uno spazio tradizionale in una molteplicità di piccoli luoghi ed occasioni architettoniche, attraverso combinazioni spaziali, collegamenti leggeri e divisori mobili, dando luogo a spazi flessibili, dinamici, fluidi e versatili. Microutopia è un’architettura animata dalla luce, intrisa di candore, purezza cromatica e materica, cui partecipano anche gli elementi di arredo minimali ed essenziali.
 

Scuola secondaria Enrico Fermi a Torino, commissionata da Fondazione Agnelli e Compagnia di San Paolo, progettata dallo studio BDR bureau di Alberto Bottero e Simona della Rocca e realizzata dall’impresa D'Engineering S.r.l.



Sapiente operazione di rinnovamento architettonico e funzionale del preesistente complesso scolastico. L’operazione progettuale ha saputo dar vita ad una trasformazione integrale, attraverso la creazione di nuove spazialità per la didattica, adottando soluzioni che smaterializzano e dinamizzano l’involucro esterno, rendendolo nel contempo inclusivo dei principali episodi architettonici e ambientali. Progetto che reinterpreta la migliore tradizione del razionalismo italiano in chiave contemporanea, anche attraverso l’uso del colore che qualifica, distingue e valorizza i principali elementi architettonici che compongono le spazialità interne.

 

Il Premio nazionale per interventi di rigenerazione urbana è stato assegnato al nuovo Lavazza Headquarters a Torino, commissionato da Luigi Lavazza spa, progettato dallo studio CZA Cino Zucchi Architetti e realizzato delle imprese Colombo Costruzioni, AZA Aghito Zambonini e Frea&Frea.



In un’unica occasione progettuale si intrecciano felicemente l’impegno della famiglia Lavazza con quelle dei più vivaci esponenti dell’architettura, della ristorazione, della scenografia e del design; ne nasce un’interpretazione totalmente nuova del contesto di borgata torinese che si combina con le tracce storiche e archeologiche depositate nella città, riverberando la propria forza attrattiva sul tessuto urbano circostante. Il nuovo Lavazza Headquaters rappresenta un caso esemplare di rigenerazione urbana  in grado di creare un forte legame con il territorio circostante, il quartiere Aurora, a cui dà un nuovo volto architettonico per favorire nuove esperienze di condivisione culturale e sociale. 

 

In questa categoria la giuria ha assegnato anche una menzione speciale al Borgo Biologico a Cairano (Avellino), commissionato dal Comune di Cairano, progettato dallo studio Verderosa di Angelo e Benedetta Verderosa e realizzato dall’impresa Edil Geo.



Un intervento esemplare di rigenerazione urbana delle aree interne in un piccolo borgo medievale dell’Alta Irpinia, aggrappato alla collina, a 800 metri di altezza che oggi, dopo il terremoto del 1980, conta poco più di 300 abitanti. È l’avvio di un progetto diffuso di recupero architettonico e urbano che, per anastilosi, rimette insieme i pezzi del paese originario, ricostruendo ma anche reinterpretando storia e memoria dei luoghi. In questo senso, aree di sedime di edifici crollati si trasformano in un piccolo teatro all’aperto o in terrazze affacciate sul paesaggio circostante, o anche case abbandonate o dirute rinascono a nuova vita, ospitando nuove funzioni con una diversa, possibile accoglienza, pur recuperandone il carattere originario. Tradizione e innovazione s’incontrano continuamente in un minuzioso e sapiente equilibrio architettonico, per confermare un racconto delle aree interne, fatto di vitalità, competenza e sguardo lungo verso un futuro possibile.

 

Il premio nazionale per un’opera di riqualificazione edilizia è stato attribuito al nuovo Museo degli Innocenti a Firenze, commissionato dall’Istituto degli Innocenti, progettato da Ipostudio e realizzato dall’impresa Gruppo Fallani srl.



La Giuria ha apprezzato il coraggio di confrontarsi con forza con la storia, senza timori o remore. Il nuovo progetto affronta con grande qualità e con soluzioni innovative le complesse relazioni tra il manufatto di Brunelleschi, il patrimonio archivistico e storico-artistico e le attività connesse, raccogliendo le diverse funzioni in un unico organismo. Gli spazi progettati sono contraddistinti da una chiara identità e riconoscibilità architettonica ed allo stesso tempo risultano perfettamente integrati ed in armonia con la struttura storica esistente.

 

In questa categoria la giuria ha assegnato anche una menzione speciale al recupero della ex-Fornace di Riccione, commissionato dal Comune di Riccione, progettato da Pietro Carlo Pellegrini e realizzato da UNIECO soc. coop. 



L’intervento, attraverso la creazione di volumi architettonici semplici e riconoscibili, reinterpreta mirabilmente gli aspetti storici delle preesistenze archeologiche alla luce della contemporaneità. Il progetto instaura un dialogo positivo tra l’esistente ed il contemporaneo, offre interpretazioni innovative ed originali nell’uso del laterizio, afferma una continuità materica all’interno di una forte coerenza compositiva.

 

A queste categorie di premi si è affiancata l’assegnazione di alcuni Premi Speciali associati ad aziende e istituti di ricerca partner dei Premi In/Architettura 2020. 
 

Il premio speciale Architettura solare in contesti di pregio, nell’ambito del progetto europeo “bipv meets history”, è stato assegnato al Parco urbano isola della Certosa, Venezia, commissionato da VDV Srl, progettato da Sofia Tiozzo Pezzoli e ralizzato da Solmonte Srl – GruppoSTG.



L’approccio progettuale che lo ha contraddistinto, volto al rispetto del valore storico dell’edificio o dell’area paesaggistica di pregio in cui è inserito; per l’ottimale integrazione tecnologica ed estetica offerte dagli elementi fotovoltaici adottati (in questo ambito sono state valutate l’integrazione morfologica, cromatica, architettonica e paesaggistica, oltre alla reversibilità dell’intervento); per la scelta di componenti fotovoltaici performanti, realizzati con tecnologie di produzione innovative che ben si adattano alle caratteristiche dell’edificio; per la replicabilità di queste soluzioni in edifici o in contesti paesaggistici tipici del territorio italiano e svizzero; per la completezza e la congruità delle informazioni fornite utili a descrivere l’intervento e i materiali utilizzati.

Il premio speciale Listone Giordano è stato assegnato a Casa K a Perugia, progettato da Alessandro Bulletti e Giovanna Bignami e realizzato dall’impresa: Brozzetti & Biscarini s.n.c..



Il premio è stato motivato dalla riconosciuta capacità dell'architetto Bulletti di realizzare un manufatto architettonico in perfetta armonia tra artificio del costruito e natura. Il progetto accoglie in pieno lo spirito di genius loci che ci pone in relazione con l’identità del luogo stesso, pur tracciando un segno di ponderata modernità ed essenzialità nello stile di questa nuova abitazione, all'interno della quale l'utilizzo della superficie in legno esprime equilibrio, calore e naturalezza. Un delicato tratto di congiunzione tra umano e naturale che si apre allo spazio vissuto.

 

Il premio speciale Vimar è stato assegnato a Casa BS a Ostuni, commissionato da Balthasar Schramm, progettato dallo studio Reisarchitettura di Nicola Isetta e Paola Rebellato e realizzato dall’ impresa Sirio Costruzioni e Restauri.



Questo progetto per una casa smart ha subito catalizzato la nostra attenzione sia per le scelte architettoniche e costruttive che, e soprattutto, per essere stato concepito, già dalla fase progettuale, con l’obbiettivo di raggiungere elevati standard di efficienza energetica e comfort. Riteniamo infatti che questa sia la scelta vincente che consente all’architetto di diventare il vero fulcro del progettare domotico, avviando un dialogo con tutti gli attori della filiera, dalla committenza al progettista elettrico. Desideriamo quindi premiare come miglior progetto a livello nazionale la decisione di aver installato il nostro sistema di Building Automation abbinato alle placche della serie Eikon Evo che, con le loro importanti geometrie e i pregiati materiali, si integrano perfettamente nel contesto architettonico di questa raffinata abitazione offrendo ai proprietari anche la possibilità di controllarla tramite smartphone da remoto.

 

Il premio speciale Willis Towers Watson è stato assegnato a Powerbarn - polo per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili a Russi (Ra), commissionato da PowerCrop, progettato da Giovanni Vaccarini e realizzato dall’impresa Termokimik Corporation SpA.



Abbiamo deciso di scegliere Powerbarn come vincitore del premio nazionale “Willis Towers Watson” perché apprezziamo molto, oltre all’indiscutibile impatto visivo e la bellezza dell’edificio, il fatto che si tratti di un progetto che riguarda la rigenerazione di un sito industriale. Molto apprezzabile il fatto che il polo soddisferà il fabbisogno di energia di 84.000 famiglie, evitando l’immissione in atmosfera di CO2. Ci piacciono i materiali utilizzati per l’esterno e la valorizzazione che l’opera porta all’area circostante. Molto interessante la tecnica Dazzle utilizzata nella costruzione. Come spiegano i progettisti, questa tecnica di camuffamento, consiste in una serie di righe e disegni che si interrompono ed incastrano definendo un motivo che confonde l’osservatore rendendo difficile da stimare distanza e grandezza dell’oggetto, senza nasconderlo.


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