05/07/2019 - L’attesa, il silenzio, l’ovazione. Cambiano gli spettacoli, ma la passione delle folle, ammassate sugli spalti delle arene di ogni tempo, pare riproporsi inalterata nel corso dei millenni.
Stadi, palasport, e arene sportive hanno a che vedere con i propri antesignani greci o latini più di qualunque altra architettura mai eretta da mani d’uomo. Poiché lo sport è una metafora della vita, e la vita è, da sempre, un avvicendarsi di sfide e confronti, vittorie e sconfitte.
L’agonismo è fra le impronte chiave della biologia umana: la vita stessa è competizione per la sopravvivenza. Per questo il gesto dell’architetto che si trovi a disegnare un’area sportiva è un gesto antico, un gesto in equilibrio fra funzione e teatralità: un gesto perpetrato dai più grandi progettisti, che continua a ispirare e generare, in ogni parte del globo, alcune delle più monumentali architetture del nostro tempo.
È questo il gesto che il contest di YAC “Sport Citadel” richiede ai progettisti.
Ai piedi delle Alpi e alle porte di Torino, in uno dei distretti più significativi nella storia dello sport europeo, una vasta area si appresta ad ospitare un sogno ambizioso: la nascita di un’arena e della propria cittadella dello sport.
Una vera e propria acropoli dell’agonismo, quella che Sport Citadel chiede di immaginare: punto di riferimento globale per l’esercizio, lo studio e la celebrazione delle più diverse discipline. Un luogo di vita prima che di allenamento, materializzazione di quel sogno di armonia, superamento dei limiti e tensione verso l’eccellenza che è alla base della pratica sportiva.
Una sfida unica e affascinante, poiché disegnare un’arena [per lo sport] non significa solo creare un santuario per la messa in scena dello spettacolo sportivo, ma offrire un riferimento alla collettività, un luogo in cui commuoversi e sperare, emozionarsi e gioire; un luogo nel quale migliaia di cuori possano, all’unisono, accendersi di una delle passioni che, da sempre, infiamma donne e uomini di ogni tempo: lo sport.
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