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Aperta a Bologna la Fondazione MAST by Labics
Una 'microcittà' aperta e dedicata alle arti, all’innovazione e alla tecnologia
Autore: cecilia di marzo
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22/10/2013 - È stato inaugurato a Bologna lo scorso 4 ottobre l'ultimo progetto dello studio romano Labics, la Fondazione MAST - Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia. La Fondazione è un’istituzione culturale e filantropica, nata per sostenere la crescita economica e sociale in particolare del territorio, stimolando la creatività e l’imprenditorialità tra le giovani generazioni, anche in collaborazione con altre istituzioni. Voluto da Isabella Seràgnoli, presidente del gruppo industriale COESIA di Bologna, il centro si pone come ponte tra l’impresa e la comunità in cui si colloca, offrendo attività alla cittadinanza oltre che servizi ai collaboratori aziendali: un progetto di innovazione sociale e di interazione positiva tra l’azienda e la sua comunità, sul sentiero tracciato da Olivetti a Ivrea.

L’edificio è il risultato di un concorso a inviti bandito nel 2006 e vinto da Labics (Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori), incaricato di sviluppare il progetto.  L’intervento consiste nella realizzazione di un edificio multifunzionale con il duplice obiettivo di riqualificare e realizzare servizi rivolti al Gruppo Coesia da una parte, e dall’altra, offrirne la condivisione con la città.
L’articolato programma di concorso prevedeva la progettazione di più aree destinate ad ospitare attività diverse. Labics lo ha interpretato accorpando in un unico complesso le differenti funzioni, in modo da conferire maggior forza e identità all’intervento, e interpretare al meglio il ruolo di un’interfaccia tra pubblico e privato.

Il risultato è un edificio complesso, unitario nell’immagine esterna, ma articolato nei percorsi e nelle funzioni; una sorta di microcittà, aperta e dedicata alle arti, all’innovazione e alla tecnologia. A partire dal piano terreno, MAST ospita un ristorante aziendale, una sala espositiva, ambienti di servizio, una palestra e un grande asilo nido dotato di un proprio giardino. Al piano superiore, due sale per esposizioni con annessi e una caffetteria, mentre l’ultimo piano è in parte occupato da una serie di aule, da un ampio foyer e da un auditorium destinato ad accogliere quattrocento persone. Sotto quota zero infine, tre piani di parcheggi. 

In risposta alle diverse e complesse istanze funzionali, l’edificio è stato concepito come un organismo strutturato a partire dai flussi delle persone e dalle possibili relazioni dinamiche tra le diverse attività ospitate; i numerosi servizi sono stati organizzati in base a logiche di svolgimento e di collegamento capaci di innescare, come nei tessuti urbani, nuove relazioni funzionali e inaspettati modi d’uso dello spazio. Un percorso continuo che attraversa l’intero fabbricato, collega tra loro tutte le attività e queste con la città, lo spazio pubblico per eccellenza, trasformando così il complesso in un organismo aperto alla comunità, vivo e dinamico. Attraverso le grandi rampe che si estendono dal cuore della costruzione fino a ridosso dell’ingresso principale su via Speranza, è possibile raggiungere lo spazio espositivo al primo piano, e da questo il foyer e l’auditorium, uno dei centri nevralgici del complesso.
Attraversando poi lo spazio verticale a tutta altezza si raggiunge la caffetteria e il ristorante aziendale. Il complesso esprime una nuova e per certi versi ibrida identità, che non si identifica con nessuna delle attività ospitate ma al tempo stesso, è in grado di rappresentarle tutte.

Sotto il profilo insediativo, l’edificio trova nel luogo e negli allineamenti preesistenti la propria misura e il proprio calibro ponendosi come elemento di mediazione tra la dimensione minuta e disaggregata del tessuto urbano circostante e le masse compatte e di scala maggiore degli edifici industriali. La collocazione di MAST ai confini con una delle imprese di Coesia e in posizione opposta all’ingresso dell’azienda ha reso possibile enfatizzare, oltre che sotto il profilo programmatico anche dal punto di vista urbano, il ruolo di cerniera tra pubblico e privato, tra la città e l’azienda. Il tema è declinato nel disegno decisamente differente dei due prospetti principali dell’edificio, quello rivolto verso l’impresa e quello verso la città: il primo, continuo e compatto, in continuazione con i volumi dell’area industriale, il secondo è aperto verso la città e il parco del Reno e attraverso le lunghe rampe , invita il pubblico ad entrare nel centro nevralgico del complesso.

MAST è un complesso leggero, traslucido e mutevole. Il rivestimento della struttura è formato da pannelli di vetro serigrafato, una seconda pelle sull’involucro vetrato che protegge tutti gli spazi. Di notte l’edificio diventa un oggetto luminoso, lasciando intravedere la vita delle persone che si muovono all’interno dei suoi spazi. I giardini e le strutture esterne sono state progettate dal paesaggista Paolo Pejrone e ospitano opere d’arte tra cui all’ingresso, la scultura rosso fuoco ‘Old Grey Beam’ di Mark Suvero.


  Scheda progetto: Fondazione MAST
Christian Richters
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