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La leggerezza del gioco, l’attenzione al dettaglio
Favaretto&Partners raccontano l'incontro con B–LINE
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07/09/2015 - Basta guardare DOMINO, il contenitore che FAVARETTO&PARTNERS ha appena disegnato per B–LINE per ritrovarci tutta la leggerezza del gioco e l’attenzione al dettaglio proprie di un progetto sapiente.

Questo e tanti altri progetti saranno in mostra al Tallin Design Festival dove verrà riproposta la Personale “PAOLO FAVARETTO 40X40" dedicatagli dalla citta di Padova due anni fa. Dal 17 al 20 Settembre. TALLIN, Estonia.
 
Abbiamo preso la palla al balzo e scambiato quattro chiacchiere con Paolo Favaretto e il figlio Francesco che lo affianca ormai da tempo nello studio padovano.
Hanno risposto insieme, a volte all’unisono, altre rubandosi l’attenzione, sempre con quel sorriso che racconta di un’ammirazione reciproca e della voglia di non prendersi troppo sul serio.

Paolo Favaretto ha la faccia curiosa e simpatica che ci si aspetta da un grande del design internazionale. La foto in bianco e nero che pubblicizza la mostra dedicatagli dal Tallin Design Festival sembra riassumere gli intenti del suo lavoro; iIl sorriso, tutto negli occhi o forse appena nascosto dal baffo bianco vezzosamente arricciato, ci racconta di un’ironica leggerezza che, occhi attenti, possono tradurre in attenzione e precisione. Occhi che ci parlano di una creatività gioiosa che affonda le sue radici nel valore senza tempo del lavoro puntiglioso, della ricerca rigorosa e della saggezza.
 
L’essere italiano, l’italianità, quanto influenza i vostri progetti?
“Siamo fieri di essere italiani. Tutti i nostri progetti vengono dalla cultura della nostra terra. Prendono vita inconsciamente, dal nostro vivere nel paese più ricco di arte, storia e bellezze “culturali ” del pianeta”.

Raccontateci da cosa nascono i vostri oggetti. Dal concept al progetto... cosa succede?
“Ci facciamo un milione di domande alle quali non sempre sappiamo rispondere immediatamente. Poi fortunatamente la risposta giusta arriva!”

Visto che il giovane Francesco ha voglia di raccontarsi ci rivolgiamo direttamente a lui. Il papà osserva e sorride sornione.

Quando ha capito che avrebbe fatto il designer? C’è stato un episodio particolare?
(risponde Francesco) “A dire il vero non c’è un episodio particolare... Credo sia stato quando ho cominciato a frequentare quotidianamente lo studio di mio padre, sette anni fa, curioso di capire le meccaniche del mestiere. Poi me ne sono innamorato e dopo 7 anni di professione, ora credo di potermi ritenere un designer… anche se questa parola oggi mi suona male... è troppo inflazionata!”.
Paolo nel frattempo sorride e ride!

Tra innovazione e funzionalità cosa predomina nei vostri progetti?
“Uno è innovativo e l’altro funzionalista...” (scherza Francesco).
“Ma no! Cerchiamo un punto d’equilibrio che riassuma entrambe queste qualità. Dovendo scegliere però opterei per la “Funzionalità”... perché oggi, ahimé, non c’è molto spazio per l’innovazione che viene spesso confusa con la stranezza estetica fine a se stessa”.

A suo parere (ci rivolgiamo a Paolo) quali sono gli oggetti più utili e più inutili per la quotidianità che ci ha regalato il disegno industriale?
“Non posso citare solo un oggetto... ce ne sono tanti disegnati in passato che ancora oggi aiutano le persone a vivere meglio... così come siamo pieni di oggetti inutili... “oggetti da lista di nozze”, quando vedo certe cose l’associazione mi viene spontanea!”

Un libro da consigliare a chi si avvicina al mondo del Design.
(risponde Francesco) “Non sono nella posizione di poter già consigliare... “Storia Del Design” di De Fusco è stato un testo importante... un bel ricordo degli studi universitari”.

Come scegliete il nome per le vostre creazioni? Viene prima il nome o... l’oggetto?
“Bella domanda! Mmm... ci troviamo in entrambe le situazioni. Spesso vengono strada facendo. Il nome di un prodotto è importantissimo e l’ideale sarebbe che il nome potesse già da solo far capire di che cosa si tratta o quali sono le caratteristiche dell’oggetto in questione”.
 
C’è un colore che preferite per i vostri lavori?
Francesco risponde subito... “acquamarina! DOMINO ne è l’esempio lampante”.
Paolo spiega di essere molto legato al rosso… soprattutto per i prototipi da esporre in fiera.
 
Da cosa avete tratto ispirazione per disegnare la nostra mensola FISHBONE?
“In questo caso il nome è stato anche fonte ispiratore per Fishbone. Siamo partiti proprio dal parquet a lisca di pesce per disegnare la nostra mensola modulare!”.

Com’è avvenuto l’incontro con B-LINE?
(risponde Francesco) “A dire il vero l’incontro l’ho cercato io. Siamo padovani noi ed è padovana B–LINE e pur disegnando per aziende in tutto il mondo ho un legame morboso con la mia città e tutto ciò che traspira padovanità. Non ho potuto resistere dal cercare questa collaborazione!”.

Tre aggettivi con cui definireste lo stile di B-LINE?
“Smart, per l’intelligenza delle soluzioni. Evergreen , per come si pone nei confronti del nuovo. Social, per l’attenzione che pone alla globalità delle sue relazioni”.

Qual è l’oggetto quotidiano che avrebbe voluto disegnare?
(risponde Francesco) “Il concetto della carta di credito”.
Paolo ride e ribadisce che è innamorato della funzione dell’oggetto non dell’oggetto in sé.

Qual è il mobile che avete in casa o qui nell’ambiente di lavoro che preferite?
“Quello più capiente... per nascondere la confusione!”.

Ok! Vien voglia di andare a Tallin non solo per vedere la mostra... ma anche per incontrare di nuovo Paolo e Francesco Favaretto e capire quanto possa essere inossidabile la loro ironia all’incipiente autunno estone.
 

B-LINE su Archiproducts.com

















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