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30/05/2013 - Con il progetto Espai Baronda, lo studio spagnolo Alonso, Balaguer y Arquitectos Asociados, si è aggiudicato il 2° premio del Contract World Award 2011. Il progetto, attuale sede dello studio Alonso & Balaguer, situato nel Parc dels Torrents alle porte di Barcellona, recupera un pezzo di autentica "archeologia architettonica", una vecchia fabbrica di ceramica in disuso da oltre due decenni.
Espai Baronda appare come un grande contenitore di attività e spazi che favorisce la sinergia tra mondo delle costruzioni (gruppo TAU-ICESA), architettura (sede di Alonso, Balaguer y Arquitectos Asociados) e ingegneria con molteplici servizi complementari condivisi (mensa, sale riunioni, auditorium, parcheggio, ecc).
Il recupero dell'edificio ha risposto a criteri di rispetto assoluto dei materiali originali e del volume dell'edificio. L'involucro, in doppia pelle forata di laterizio, sulle facciate est e ovest, oltre a generare un rispetto formale e volumetrico della configurazione originaria, costituisce un vero e proprio "cuscinetto termico" in cui sono collocati tutte le macchine e gli impianti in mkodo da liberare la facciata da questi elementi di “disturbo”.
Una grande hall a doppia altezza accoglie i visitatori in un impianto a "T". Una passerella vetrata sospesa contribuisce al senso di leggerezza che si avverte all'interno. La hall esercita la funzione di distributore per gli altri spazi e al contempo è caratterizzato da una grande flessibilità funzionale che consente di utilizzarlo per mostre temporanee, sfilate di moda o eventi aperti alla città. La sua componente di grande forza scenica è rafforzata dall'aver salvaguardato l'atmosfera industriale.
La ricostruzione dei lucernari originali e la luce soffusa che penetra dalla facciata a doppia pelle, offrono una straordinaria luminosità a tutti gli spazi interni, valorizzati dalla doppia altezza che caratterizza la maggior parte dell'edificio.
“Un esempio di autentica economia sostenibile attraverso la necessaria sinergia tra iniziativa pubblica e privata che ha permesso e facilitato il 'ritorno alla vita' di una vecchia 'fabbrica di ceramiche' condannata alla demolizione. Il tutto senza tralasciare in alcun modo il necessario contributo storico-architettonico”.
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