Porcellana e bachelite hanno convissuto in armonia per molti anni:
nella scelta di un colore per gli interruttori, il bianco della porcellana
e il nero della bachelite, un materiale però senza rivali nelle
applicazioni elettrotecniche, erano ugualmente popolari. La bachelite,
la prima resina sintetica, si rivelò infatti il materiale perfetto per
l’industria elettrica in virtù delle sue proprietà fisiche: una durezza fino ad allora ineguagliata, una resistenza termica e una capacità
isolante straordinarie.
Fino agli anni sessanta venne comunemente utilizzata per realizzare
interruttori e prese elettriche; fu poi sostituita da altre materie
plastiche più economiche e scomparve infine dal mercato con l’introduzione
dei polimeri termoplastici.
Questi ultimi, tuttavia, non possono certo reggere il confronto con la bachelite, molto più dura e più piacevole da toccare e da vedere, risultato del particolare procedimento di fabbricazione.
La bachelite non viene infatti prodotta tramite stampaggio a iniezione ma costringendo in stampi il materiale grezzo e comprimendolo tramite matrici. Il successo ottenuto dagli interruttori in porcellana ci ha convinto a riavviare in parallelo una produzione della linea in bachelite.