08/03/2022 - L’architettura morbida come strumento per ridisegnare le città del futuro. Questo il tema di «Soft Architecture. An adaptive process for urban regeneration in the age for pandemic», l’evento che andato in scena al Padiglione Italia di Expo Dubai 2020. Un documentario e un talk per raccontare la rivoluzione dell’architettura morbida di i-Mesh, la giovane azienda marchigiana che ha creato l’omonimo materiale, un tessuto tecnico, sostenibile e high tech, usato per la copertura dei camminamenti dell’Esposizione Universale.
Giovedì 24 febbraio è stato proiettato in anteprima mondiale “Softness”, il docu-film di Cristina Colli e Francesca Molteni che ripercorre la storia di i-Mesh, e proseguirà con un talk sull’architettura nelle città post-pandemia, promosso dall’Università di Camerino in collaborazione con la Regione Marche, Marche – Land of Excellence, i- Mesh e Camera di Commercio delle Marche.
Softness, il docu-film sulla rivoluzione morbida di i-Mesh al Padiglione Italia di Expo Dubai 2020 “Cos’è soft? Disponibile, forse? Aperto, accogliente, adatto, prossimo, aderente, empatico? Soft è una visione del mondo, uno sguardo lieve e circolare, impermanente, gentile, sistemico”. È con queste parole che inizia «Softness. i-Mesh, designing the city», il docu-film diretto da Cristina Colli e da Francesca Molteni ospitato dal Padiglione Italia di Expo Dubai 2020.
Softness è un intreccio di storie e di fili. Il racconto di una nuova visione del progetto resa necessaria e urgente dalla crisi climatica e sanitaria. Un racconto a più voci che ha come protagonisti alcuni tra i più importanti esponenti del mondo dell’architettura, del design e dell’arte: da Kengo Kuma a Werner Sobek, da Edoardo Tresoldi a Ico Migliore, da Benedetta Tagliabue a Lorena Alessio. Ognuno è chiamato a immaginare un nuovo futuro per gli spazi urbani. Tra mobilità e digitalizzazione estesa, nuove tecnologie di costruzione e materiali confortevoli, energie rinnovabili e riuso.
Un viaggio in cui si susseguono interviste e immagini di progetti e luoghi: Barcellona, Dubai, Milano, Numana delle Marche, Roma, Stoccarda, Tokyo. Nel segno di una connessione profonda tra le comunità, gli oggetti e gli spazi.
A legare questo fitto intreccio di fili e storie è i-Mesh, un’azienda e l’omonimo materiale, nato in un borgo delle Marche, che si candida a giocare un ruolo strategico nel progetto contemporaneo. Una narrazione che parte dal mare e dalle vele per arrivare agli allestimenti nelle boutique dei brand del lusso, dalle installazioni d’artista ai progetti delle facciate ventilate fino a Expo Dubai 2020 dove i-Mesh è stato scelto da Werner Sobek per le coperture della promenade, realizzando 2,7 km di coperture retrattili per un totale di 52.500 mq di i-Mesh, senza travi di sostegno trasversali. Ciò significa 30 km di alluminio estruso risparmiati, quindi un «taglio» di 31 tonnellate di CO2 che non saranno rilasciate nell’ambiente.
Un talk sulla soft architecture
Dopo la proiezione si è svolto un talk dedicato alla «soft architecture» promosso dalla Scuola di Ateneo Architettura e Design «Eduardo Vittoria» dell’Università di Camerino in collaborazione con la Regione Marche, Marche – Land of Excellence, i- Mesh e Camera di Commercio delle Marche.
Al centro dell’incontro le prospettive di cambiamento offerte alle città dalla soft architecture. La pandemia ha cambiato in modo radicale il nostro modo di vivere le città. L’organizzazione degli spazi urbani dovrà essere completamente ridisegnata in funzione di ambienti più fluidi, più flessibili, più inclusivi. Una città in grado di trasformarsi continuamente, in base alle esigenze dell’uomo e nel pieno rispetto dell’ambiente. Una sorta di nuovo umanesimo che trova una perfetta espressione nell’architettura morbida di i-Mesh.
Leggero, trasparente, resistente e riutilizzabile all’infinito, i-Mesh è un tessuto tecnico per l’architettura che permette di disegnare spazi versatili, temporanei e trasportabili. Spazi in grado di cambiare senza provocare, però, nessun impatto sull’ambiente. Non solo un materiale, dunque, ma una nuova visione del mondo, in cui i muri e il cemento lasciano spazio a pareti mobili e trasparenti.
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