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Iris Tondo

Daste Bistrò nell’ex centrale termoelettrica di Bergamo
Elemento chiave del progetto è la flessibilità dello spazio
Autore: cecilia di marzo
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23/06/2021 - Dalla riqualificazione dell’Ex Centrale Termoelettrica del quartiere Celadina di Bergamo è nato un progetto di rigenerazione urbana, tra gli investimenti più importanti del piano di riqualificazioni “Legami urbani”.
Gli spazi di Daste si articolano ospitando uno Spazio Eventi, un Bistrò, un Cinema e la sede di numerosi enti che danno nuova vita agli ambienti dell’ex centrale.

Il Bistrò, progettato da OKAM Studio con Daniele Fazio Studio, è uno spazio a doppia altezza di circa 400 mq, suddiviso su due livelli caratterizzato da un rapporto diretto con il grande spazio eventi della Centrale e l’arena esterna. Proprio per la sua collocazione e programma funzionale (il Bistrò è aperto dal mattino alla sera con una molteplicità di servizi offerti: dalle colazioni, ai pranzi, ai rinfreschi per gli eventi) si caratterizza per essere uno spazio dinamico, in grado di modificarsi a seconda delle necessità e degli orari.

Elemento chiave del progetto è la flessibilità dello spazio, si è previsto quindi, l’inserimento di quattro elementi fissi, caratterizzati da forme stereometriche in acciaio inox che, come astronavi, vengono calate nello spazio e al tempo stesso riflettono la luce, ne emanano di propria e si relazionano con la diffusa e copiosa luce naturale e le grigie superfici opache della Centrale.
Il banco bar, la bottigliera a doppia altezza, la cucina su ruote, il tavolo sociale definiscono il progetto; punti resilienti e fissi che articolano lo spazio. Il resto è caratterizzato da sedute alte e basse, dure o morbide, in legno o velluto che, come coriandoli, si distribuiscono generando di volta in volta nuove scenografie.

Il progetto d’illuminazione ha dovuto confrontarsi sia con la luce naturale, che dalle prime ore del pomeriggio al tramonto inonda lo spazio in maniera caravaggesca, sia intervenendo sull’illuminazione esistente caratterizzata da faretti su binari che indistintamente lavano le superfici in maniera uniforme.
Grandi luci circolari in tessuto fonoassorbente che addomesticano lo spazio a doppia altezza, accattivanti “spade laser” di luce disposte in verticale ed orizzontale che caratterizzano la bottigliera e uniscono visivamente i due livelli o i quasi otto metri di fascia di luce integrata al banco bar, concorrono tutte insieme a creare un luogo con situazioni differenti e dal forte impatto emotivo. Una visione caleidosocopica dell’ambiente in continuo rinnovamento.

Ne risulta uno spazio che, differenziandosi linguisticamente dalla Centrale, racconta una nuova storia di ripartenza, oggi produttrice di una nuova energia: quella sociale.
 

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