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Ciò che sembrava perduto stavolta rivive: l'ex Arena Moderno di Bari
Appuntamento sabato 20 maggio con la giornata di studi 'Sapore di Sale'
Autore: valentina ieva
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18/05/2017 - Che significava in passato “andare al cinema” e cosa significa oggi? Con quali strumenti e iniziative è possibile salvaguardare le sale cinematografiche esistenti e far rivivere quelle in stato di abbandono? 

Lo abbiamo chiesto a Silvia Sivo, co-founder di Pop Hub Bari, un progetto di innovazione sociale che mira a creare una rete tra persone e spazi urbani, in una comunita` per la riattivazione e rivalutazione di edifici abbandonati e sottoutilizzati.

Progetto pilota di questa sperimentazione di riattivazione architettonica e culturale è l’ex Arena Moderno, nel quartiere Libertà di Bari, che, grazie al lavoro avviato da Pop Hub, e che vede attiva una rete di giovani realtà e professionisti, diventa un cortile-contenitore culturale urbano aperto alla comunità.
Dopo anni di abbandono l’ex Arena Moderno rivive anche grazie all’iniziativa Sapore di Sale, in programma sabato 20 maggio 2017, nello spazio di Via Napoli.
 
- Cosa significa oggi riattivare una sala cinematografica o un ex cinema all’aperto? Quale valore rappresenta una sfida del genere in un processo inarrestabile di chiusura delle piccole sale e perdita dei luoghi del sogno e di ‘stacco dalla realtà’

Le sale cinematografiche sono state sempre legate a un'esperienza individuale e collettiva insieme, sono i luoghi dei ricordi personali, di una prima formazione culturale, ma rappresentavano anche spazi di comunità e aggregazione; molto spesso gli spettatori riferiscono di aver perso col cinema “di quartiere” sia un punto di riferimento culturale, tangibile anche se piccolo, ma soprattutto il diritto alla città, a vivere gli spazi vicini e quotidiani.
In un approccio resiliente, che reagisce quindi ai fenomeni di shock causati dalla crisi del settore cinematografico e della gestione delle sale, adattandosi a nuovi sistemi economici e tecnologici, questi elementi distintivi diventano i principi trainanti per risignificare il ruolo dei cinema come luoghi di cultura urbana.
 
- Con un progetto pilota l’Associazione Pop Hub riapre alla comunità barese, e non solo, un cortile-contenitore culturale. Come nasce il vostro interesse per i cinema scomparsi? Quali gli obiettivi di gestione di un luogo come quello dell’ex Cinema Arena Moderno? 

Il focus progettuale sui cinema scomparsi segue un doppio binario: da un lato un personale lavoro di tesi condotto nell’ambito della ricerca “Territori del Cinema” (a cura di Valentina Ieva e Francesco Maggiore), coordinata da Fondo Francesco Moschini AAM Architettura Arte ModernaFondazione Gianfranco Dioguardi e Regione Puglia, uno studio pioniere nell’ambito, che si pone l’obiettivo di censire le sale cinematografiche presenti sul territorio pugliese, proponendo al contempo di avviare processi di valorizzazione e di sviluppo.
 
Dall’altro l’azione sul campo, che nasce da un percorso avviato da Pop Hub col Comune di Bari, in particolare con l’Assessorato al Patrimonio, a partire dal 2014 col censimento dei beni immobili comunali in stato di sottoutilizzo e disuso.
 
Da quel momento abbiamo realizzato circa un evento temporaneo all’anno (nel 2014 Next (h)opening, riapertura sonora temporanea dello spazio, nel 2015 performance di arte urbana in collaborazione col festival Bari Real Estate a cura di Pigment Workroom, nel 2016 una serata di proiezioni di corti d’animazione curata dall’associazione La Scatola Blu), e intanto abbiamo lavorato a un percorso di riuso progressivo, che da una parte si è concretizzato nella concessione dell’ex arena nell’ambito del Regolamento per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani, dall’altro nella creazione di una rete di professionisti, associazioni e attivisti sociali per far rivivere lo spazio con un programma d’uso legato alla multidisciplinarità e all’accessibilità della cultura.
 
Gli obiettivi per la gestione sono appunto rispondere a più fenomeni (nel campo della cinematografica e di altre arti visive e performative, gli ostacoli per gli autori e le produzioni giovani e indipendenti, l’accesso difficoltoso agli spazi della cultura per spettatori e operatori, la scomparsa di tutti i cinema nel quartiere Libertà di Bari), e far rinascere l’arena come riferimento urbano per nuove modalità di produzione e presidio culturale sul territorio.
 
- Come nasce il progetto ‘Sapore di Sale’? Con quali strumenti si passa dalla nostalgia all'azione?

Le sale cinematografiche sono tra le tipologie edilizie che più hanno risentito dei fenomeni di crisi di settore, di carattere sia di sostenibilità economica che di cambiamento dei comportamenti sociali. Gli effetti visibili sono gli edifici abbandonati, quelli invisibili sono rappresentati dallo sguardo nostalgico rivolto al passato, sia dei gestori che tentano di rincorrere il mercato, che dei tecnici che vorrebbero recuperare architetture di pregio o di valore urbano, abitanti che ricordano “i bei vecchi tempi”. Questo quadro determina nell’immaginario e nell’esperienza dei contesti urbani effetti contrastanti, dalla nostalgia cristallizzata a proposte di riapertura che devono fare i conti con la sostenibilità e l’inclusione di nuovi parametri progettuali.

L’iniziativa Sapore di Sale vuole portare alla riflessione collettiva questo tema, a partire dal portare alla conoscenza collettiva il patrimonio di spazi cinematografici del quartiere Libertà (11 tra sale permanenti ed estive) e del loro valore per le comunità che li vivevano, per poi ragionare insieme a soggetti istituzionali, associazioni di categoria e operatori sul significato dell’”andare al cinema” ieri e oggi, grazie anche al prezioso contributo del team di ricerca di European Cinema Audiences, progetto comparativo sul patrimonio cinematografico volto a esplorare diverse culture cinematografiche europee del periodo del secondo dopoguerra, finanziato dalla British Academy/Leverhulme e diretto dallaOxford Brookes University, dalla Universiteit Gent e dalla De Montfort University Leicester (DMU).

Negli anni si sono osservate numerose iniziative di riapertura e riuso degli spazi cinematografici, diventati cine-teatri, spazi di ristorazione e di spettacolo, nuovamente cinema.

Per grandi linee si possono distinguere due principali interessi motivanti: il profitto imprenditoriale, che segue la logica di mercato (decretando a volta la riapertura come cinema, altre volte la trasformazione e per molte altri casi la demolizione e ricostruzione di altro) e la pressione dal basso, che tenta di recuperare del cinema la vocazione di spazio di condivisione e aggregazione, nonché di tutelare i diritti dei lavoratori del campo cinematografico e artistico.
 
Questi ultimi casi naturalmente sono molto pochi e determinano molto spesso situazioni di conflitto con proprietari e amministrazioni. Per intravedere alternative alla riconversione che persegue logiche commerciali e legate alla rendita immobiliare, bisogna ragionare in termini di ecosistemi, su più livelli progettuali, facendo leva sulle possibilità date dalle tecnologie e dalle modalità collaborative, costruendo reti tra soggetti che superino le logiche tradizionali, o queste iniziative si limiteranno a casi puntuali ed eccezionali.

Negli anni Sessanta Gino Paoli cantava:
“Sapore di sale
Sapore di mare
Un gusto un po' amaro
Di cose perdute...”


Oggi riassaporiamo l'apertura di uno spazio cinematografico in disuso, la cui vocazione di condivisione e aggregazione torna alla ribalta più viva che mai. Buona visione!

Leggi il programma della giornata di studio.

  Scheda evento:
Convegno:
20/05 BARI, EX ARENA MODERNO
Sapore di Sale


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