24/09/2012 - L’estensione di una orangerie nelle Yvelines, a meno di mezzora di macchina dal centro di Parigi, è diventata l'occasione per lo studio di Christian Pottgiesser di scomporre il concetto di casa unifamigliare e ricomporlo secondo uno schema originale e stratificato: ecco la Maison L.
La casa è stata pensata per una coppia e per i loro 4 figli e si compone di cinque torri in cemento armato a vista che svettano da uno zoccolo più basso. Ogni volume ospita una zona notte dedicata, disposta su tre livelli: spogliatoio al piano terreno, bagno al primo e camera da letto all’ultimo. Lo spazio è volutamente minimo, intorno agli 8-10 m2 per piano, solo la torre dei proprietari è un po' più grande e gode di un giardino pensile sulla copertura.
Il piano terreno invece è molto ampio, questo spazio comune collega i singoli elementi in modo fluido, in contrasto con la rigida geometria delle torri, e i suoi muri curvi sono bordeggiati esternamente da un rivestimento in pietra a secco. L’aspetto dell’intervento nel suo complesso ricorda un piccolo villaggio mediterraneo, per la stratificazione di elementi, per i volumi massicci e per la fusione con la natura che sembra quasi in procinto di (ri)conquistare il piccolo villaggio.
Vista la qualità della composizione si possono azzardare paragoni importanti, il primo è a Louis Kahn che, dopo il suo soggiorno a Roma, iniziò a dedicarsi a quelli che lui chiamava "ruderi abitati". Come nell'opera di Kahn, l'uso di materiali "ruvidi" e scarni è riscaldato dagli elementi di chiusura, dai serramenti che nel loro tono caldo rivelano "la civiltà", il loro essere non solo abitati ma anche confortevoli.
Il secondo paragone è con l'opera di Carlo Scarpa. In luogo della presunta ineffabilità dell'opera scarpiana o peggio delle sue imitazioni filologiche e un po' pedanti, può essere utile ravvisare elementi scarpiani anche nell'opera di un autore che forse conosce appena il maestro veneziano. Non troviamo qui la minuziosa ricerca del dettaglio ma lo slittare dei muri in modo da creare allineamenti e aperture "significanti" e la volontà di marcare i passaggi, per esempio "spezzando" una scala, in modo che non la si possa percorrere meccanicamente e senza pensarci.
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