Sette anni di lavoro, tre anni di cantiere, 6.800 mila metri quadrati in più per il museo francese di cui 3.800 espositivi, destinati a ospitare la prestigiosa collezione di arti islamiche, fino a oggi esposta in sale ristrette e inadeguate.
La nuova architettura non è un edificio nel senso tradizionale del termine e neppure una semplice copertura della corte: “Non ci ha ispirato nessun riferimento folkloristico, ma solo una scelta strategica: sarebbe stato molto più facile generare un nuovo spazio coprendo la Corte Visconti con una classica vetrata, ma ciò avrebbe esposto l’arte dell’Islam a un’imbarazzante promiscuità con i caratteri settecenteschi della reggia dei re di Francia. Mentre costruirvi nel mezzo un nuovo piccolo edificio pluripiano avrebbe significato disperdere l’intera collezione su più livelli. La soluzione è stata invece un foulard che ondeggia come sospeso nel vuoto sin quasi a toccare in un punto il pavimento, senza ingombrarlo totalmente, né contaminarne le facciate storiche” spiega Mario Bellini, autore con Renaud Pierard anche dell’allestimento museale.
“Un gesto, delicato, che esaltasse questa collezione, tenendola sospesa in un dialogo di semitrasparenze e di luce – ma senza incongrue interferenze – con la settecentesca Corte Visconti, le sue facciate e il cielo di Parigi […]. Alla geometria della copertura, flessuosa e quasi tessile, risponde la continuità dello spazio interno, popolato da grandi vetrine-teche interamente in cristallo, liberamente disposte come pesci in un acquario. Ancora il vetro è chiamato a sigillare verticalmente – in posizione arretrata rispetto al suo perimetro esterno – l’intera copertura con il pavimento della corte. Qui la sfida, vinta, è stata di farlo in modo totalmente invisibile. Sotto il grande mantello della copertura, lo spazio è stato mantenuto unitario con un percorso sempre fluido e dinamico. Alcuni “squarci”, praticati al piano della corte aprono anche per il livello sottostante la vista della copertura e la percezione della luce naturale, generando un coinvolgente senso di integrità dell’intero spazio museale”.
Una curiosità. Oltre al progetto architettonico, anche la copertura è a firma italiana in quanto realizzata con pannelli triangolari di rete stirata della società Metalltech, partner del Gruppo Longhi.
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