19/06/2012 - L’impianto compositivo ideato da Naf Architect & Design per la Glass House nei pressi di Hiroshima, a Etajima city, si fonda su di un semplice sistema di accatastamento di blocchi in calcestruzzo delle dimensioni di 1 m x 1 m x 1,5 m disposti l’uno sull’altro a formare una sorta di barriera protettiva contro le acque dell’Oceano Pacifico.
Questi grandi blocchi vengono prodotti da alcune fabbriche di cemento di Etajima dal costo notevolmente ridotto, poiché nella Glass House è riutilizzato il cemento prodotto in eccesso o rimasto invenduto presso gli stabilimenti che lo forniscono per superfici, muri di contenimento o per zattere perlifere.
La costruzione, pertanto, non è avvenuta secondo una programmazione ben definita ma a più riprese, in funzione dell’approvvigionamento dei blocchi: paradossalmente l’impiego del calcestruzzo, noto per velocizzare i processi costruttivi di un edificio, è questa volta associato allo sviluppo di una ‘slow architecture’.
La suddivisione interna degli ambienti consta unicamente di pannelli vetrati dotati di copertura in lamiera metallica, che però lascia scoperti i blocchi di calcestruzzo: la luce naturale superando la barriera va ad illuminare la casa in maniera indiretta e diffusa.
|