30/04/2012 - Domino, una grande agenzia di web-marketing trasferisce la propria sede in un convenzionale edificio di quattro piani fuori dal centro di Torino. Bandisce una gara fra studi di progettazione, chiedendo un'architettura in grado di rappresentare e rafforzare l'identità del suo impalpabile lavoro, senza ricorrere a prevedibili immaginari cyberpunk o, peggio, high-tech. Lo studio MARC, di Michele Bonino e Subhash Mukerjee, si aggiudica l'incarico con questa risposta: l'architettura che ci vuole è...il restauro.
La necessaria immaterialità è ottenuta letteralmente, sottraendo materiale da tutti gli spessi strati che, con gli anni, avevano reso indecifrabile quello che si rivela un bell'edificio dell'inizio del XX secolo. Vengono così alla luce non solo le pareti in mattoni della struttura originaria, ma anche travi in cemento armato, nicchie e soffitti, nascosti per anni.
Il restauro è radicale: le sottrazioni si spingono fino alla demolizione dell'intero solaio del piano terra, che viene sostituito da un quasi impalpabile (è spesso 6 mm) foglio in lamiera microforata. In questo modo si annulla la separazione fra il piano di ingresso e il piano interrato, che da buio e umido magazzino diventa un'ampia e luminosa zona mensa/relax. Nel resto dell'edificio gli interventi sono minimi, volti a razionalizzare la distribuzione, i flussi, e a garantire la flessibilità necessaria per future espansioni.
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