21/11/2017 - Milano: dietro un angolo intimo e segreto, un grande portone in via Scaldasole conduce in una vecchia corte punteggiata da innesti di vegetazione tropicale. Qui nasce il progetto a più mani SIX, un luogo che riunisce sotto lo stesso brand realtà distinte e complementari, accomunate da creatività, ricerca e rapporti umani consolidati.
"Six come “sei”, il più piccolo dei numeri perfetti, prodotto dalla somma dei suoi divisori" spiega Samuele Savio che ne ha ideato nome e loghi.
Six nasce dall’idea dell’imprenditore Mauro Orlandelli insieme all’art director Samuele Savio, in collaborazione con gli architetti David Lopez Quincoces e Fanny Bauer Grung, che si sono occupati dell’interior design.
Il musicista Sergio Carnevale ha concepito il locale dedicato al food e la paesaggista Irene Cuzzaniti ha introdotto un tocco floreale con il suo studio di progettazione del verde.
Il nuovo contenitore comprende una galleria di design, la Six Gallery, il bistrot Sixième, ideato dal musicista Sergio Carnevale, e la boutique di progettazione del verde Irene Cuzzaniti, lo spazio si articola attorno a un cortile.
Sulla corte si affaacciano ballatoi e grandi aperture ad arco dell’edificio cinquecentesco che fu, in origine, un monastero.
La ristrutturazione ha rimosso gli strati d’intonaco dagli interni e riportato in luce i mattoni a vista come pure i pavimenti originari:
"Volevamo che ogni cosa, dagli arredi alle piante, sembrasse risiedere qui da sempre" racconta Fanny Bauer Grung.
Il risultato è un gioco rarefatto di contrasti dove le pareti tinteggiate di grigio fumé hanno un sapore quasi brutalista, mentre gli arredi, a metà fra i classici e i pezzi di design dialogano con l’atmosfera bohémien del luogo.
Nella galleria si mescolano vasi vietnamiti e mobili scandinavi moderni, tappeti nomadici di Altai e tavoli di Gabriella Crespi, le poltroncine di Giò Ponti e i fauteuil che Le Corbusier e Pierre Jeanneret crearono per Chandigarh, in India.
Il bistrot, illuminato da una lampada scultura di Isamu Noguchi, offre una cucina semplice e stagionale, mentre per le cene speciali dispone di un dining privato che ricorda un antico tinello.
Lo studio di Irene Cuzzaniti, definito dal piccolo lavatoio in pietra, diventa la sua base operativa e un luogo dove imbambolarsi davanti agli oggetti insoliti, tra natura e cultura.
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