Gianni-Caravaggio-Tessitori-di-albe-2011. Photo Letizia Gatti
03/10/2017 - in occasione della II edizione di PhEST – See Beyond the Sea, la Festa Internazionale della Fotografia, in programma a Monopoli (BA) fino al 29 ottobre 2017, Palazzo Palmieri ospita la collettiva di arte contemporanea Mythologies a cura di Roberto Lacarbonara.
Un progetto ideato e sostenuto da CRAC Puglia – Centro Ricerca Arte Contemporanea, presentato per la prima volta all’interno di PhEST – See Beyond the Sea.
Nelle sale del piano nobile del palazzo settecentesco, 18 artisti provenienti da Italia, Albania e Montenegro intervengono con installazioni ambientali, in parte inedite e site specific, confrontandosi sul tema delle “mitologie contemporanee” e analizzandone i rilevanti processi di trasformazione culturale, economica, sociale e religiosa.
Il progetto origina dall’analisi condotta da Roland Barthes nell’omonimo saggio Mythologies del 1957, laddove l’autore analizza con acuta lucidità il tratto pervasivo dei fenomeni di consumo e dei mezzi di comunicazione di massa. La storicità di certi fenomeni, le radicali convinzioni inerenti cause e caratteri di taluni accadimenti collettivi, vengono fatte passare come “naturali”, organiche al sistema di riferimento. Questo meccanismo di mascheramento è ciò che Barthes chiama “mito”.
Anche le immagini funzionano come i miti: naturalizzano ideologie attraverso stereotipi, non raccontano la realtà ma producono “effetti di realtà”.
Qual è dunque il ruolo socializzante e identitario del mito? Quali sono le proprietà fenomeniche, estetiche e antropologiche del mito antico e dei miti della contemporaneità?
La mostra Mythologies, a sessant’anni dalle tesi barthesiane, consegna nuovamente alle immagini la forza mitopoietica di fissare, con immediata naturalezza, l’insieme di processi, verità e immaginari alla base di nuove mitologie.
La funzione rituale e identitaria del mito subisce oggi una totale ridefinizione, passando dall’essere strumento di sorveglianza e disciplina collettiva a modello di coercizione del consumo e del godimento. A ciò si aggiunge una terza via, quella specifica del processo creativo dell’artista, la cui necessità espressiva genera da sé i propri codici e il proprio apparato iconografico per dar forma ad uno spazio utopico, ad una radicale ossessione, a ciò che il curatore Harald Szeemann definiva “mitologie individuali”.
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