07/03/2017 - Si chiude il 26 marzo 2017 la mostra documentaria Architettura Invisibile, presso il Museo Carlo Bilotti, che offre una nuova chiave di lettura comparativa le esperienze delle avanguardie radicali italiane e giapponesi degli anni Sessanta e Settanta e le idee progettuali portate avanti dai loro contemporanei ideali successori di entrambi i paesi.
L’iniziativa nasce in una fase di approfondimento del ruolo storico assunto, lungo un arco temporale che va tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta, dalle avanguardie architettoniche giapponesi che si sono ritrovate nel movimento Metabolista e in quello delle avanguardie italiane raccolte sotto il nome di Architettura Radicale.
La mostra spiega tale differenza di approccio sviluppandosi attraverso un percorso espositivo suddiviso principalmente in due sezioni, l’una complementare all’altra.
La prima sezione propone, corroborata da un ampio apparato storico-documentale, le idee, i progetti e i sogni delle due esperienze architettoniche dei gruppi dei Radicali italiani e dei Metabolisti giapponesi mostrandone gli obiettivi, le similitudini, le differenze di approccio, i risultati e l’eredità storica e filosofica.
La seconda sezione della mostra, dedicata alle esperienze vive e contemporanee dei più innovativi, giovani e significativi studi di architettura italiani e giapponesi, mostra come le nuove generazioni di progettisti dei due paesi abbiano adattato la pratica architettonica ad un mondo così diverso da quello in crescita degli anni Sessanta come quello attuale dell’epoca digitale e del riflusso economico ed ecologico.
Curata da Rita Elvira Adamo, la giovane ricercatrice che l’ha concepita a partire da uno studio comparativo elaborato alla London Metropolitan University, la mostra mette in evidenza le affinità e le distanze tra le esperienze condotte dai due movimenti. Una molteplicità di autori di primissimo piano, che proprio a partire dalle loro pionieristiche sperimentazioni si sono affermati come protagonisti della ricerca architettonica contemporanea, darà corpo a questo percorso espositivo: Arata Isozaki, Archizoom (Andrea Branzi, Gilberto Corretti, Paolo Deganello, Massimo Morozzi, Dario e Lucia Bartolini), Kiyonori Kikutake, Kisho Kurokawa, Fumihiko Maki, Otaka Masato, Superstudio (Adolfo Natalini, Cristiano Toraldo Di Francia, Roberto Magris, Alessandro Magris, Gian Piero Frassinelli e Alessandro Poli), Kenzo Tange, UFO (Lapo Binazzi, Carlo Bachi, Patrizia Cammeo, Riccardo Foresi, Titti Maschietto, Sandro Gioli).
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