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L'esperienza di Renato Arrigo tra autenticità ed energia creativa
Il racconto di un 'vulcano di idee' da Stromboli a San Paolo
Autore: valentina ieva
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09/10/2015 - Renato Arrigo, architetto d'origine siciliana, vive e lavora a Messina, ma la sua personalità cosmopolita si divide tra Parigi, Barcellona, San Paolo.

Si è aggiudicato diversi riconoscimenti, tra cui il premio nazionale  ”Selinunte 2014″ per la migliore installazione di architettura contemporanea, il premio alla carriera per la sezione architettura – arte “Kafka” 2014, il premio internazionale di architettura alberghiera “Pida 2012″ classificandosi terzo nel settore concept ed il premio il premio “I Quadranti di architettura” 2010 intitolato a G. B. Vaccarini per un’opera di Architettura “realizzata nell’ambito del territorio siciliano d’evidente qualità architettonica”.

Vicepresidente regionale dell’InArch Sicilia Arrigo ci racconta la sua attività e la sua ricerca in ambito architettonico, attraverso alcune sue realizzazioni, passando per la sua partecipazione nella giuria del Premio Bar/Ristoranti/Hotel d’Autore 2015, fino alla sua passione per il marketing e la comunicazione pubblicitaria.

Partiamo dal progetto di Stromboli. Una vecchia discoteca abbandonata da anni trasformata in un complesso di nove abitazioni sul mare. Ci racconti cosa significa per te l’ affermazione "una cosa costruita si può amare solo dopo che è stata costruita, ma una cosa creata si ama prima che esista" ? (Può considerarsi un tuo motto?)

Può mai un architetto non amare ciò che crea?
Può mai un architetto non vedere prima nella propria mente ciò che verrà realizzato dopo nelle sue mani?
Da qui traiamo le conseguenze. Un architetto ama ciò che disegna. L'atto della creazione anticipa quello della realizzazione. La realizzazione è solo un impasto sapiente di acqua, sabbia e cemento. Questo è tutto. Ma a questo manca tutto il resto!
Per questo comprendiamo che esistono molte cose nella vita che catturano lo sguardo e solo poche che catturano il cuore: l'architetto segue queste; segue le passioni, percorre le emozioni, cavalca le sensazioni tentando di perpetuarle nel tempo.
La frase citata è dello scrittore Gilbert Keith Chesterton.

Come nasce questo progetto e quanto è stata determinante un’identità forte come quella dell’isola di Stromboli, nella scelta dei materiali e di risistemazione degli spazi esistenti?

L'architettura è l'unica cosa che non si fabbrica, diviene ...
Una volta hanno chiesto ad un pubblicitario: “Sai come vengono le grandi idee pubblicitarie?”. - “Le grandi idee arrivano quando arrivano, il resto è pubblicità.”
Questo è il processo creativo che riesce a catalizzarsi più velocemente quando si è a contatto con l'energia vitale di Stromboli: un vulcano attivo che dispensa con i suoi continui boati la forza dal profondo delle viscere. Le tue. Le mie.
Il progetto ha preso forma sul posto, in una sorta di isolamento, di cabinetto di riflessione, di isola di decantazione, lontano dal caos e dallo studio cittadino.
E' un processo che auguro a tutti. Cemento, intonaci a calce, acqua e sabbia, o meglio, quella che si può trovare in una spiaggia strombolana, poi, hanno fatto casa.
Il legno è diventato infisso e le canne sono diventate scuri. Azulei ceramici frantumandosi sul pavimento sono diventati selciati per il calpestio. Ci ha pensato il  pulviscolo nero della sabbia vulcanica ad imbiancare tutto sedimentandosi sul bianco pavimento, dimentico che, poco prima, era tinto di rosso fuoco.

La tua attività si divide tra la Sicilia, l’Europa e non solo. In che modo la storia, le tradizioni e l’autenticità di questa terra influiscono e orientano  il tuo modus operandi?

Conosci il sole siciliano, quello che acceca, quello che crea sonnolenza, ma al tempo stesso ira, insofferenza e tanta, tanta vitalità? Questa è la forza. E l'autenticità della storia di questa terra rappresenta il modo migliore per realizzare un sogno, quello di svegliarsi e di esprimersi. Trasformare una circostanza in opportunità.
 
In qualità di architetto italiano pluripremiato, con riferimento  alla tua recentissima partecipazione nella giuria del Premio Bar/Ristoranti/Hotel d’Autore 2015 (organizzato da In/Arch con Archilovers, In/Arch Lombardia, la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre, il Gambero Rosso, Artribune), quale pensi sia oggi il messaggio dell’architettura Made in Italy all’estero?

Lasciamo stare i premi, sterile dissetante vanità per noi architetti; forse dovremmo più spesso pensare che l'estremo piacere che proviamo nel parlare di noi stessi deve farci temere di non darne affatto a chi ci ascolta.
Bella esperienza la partecipazione come giurato al Premio  Internazionale di Architettura e Design Bar/Ristoranti e Hotel d'autore 2015. Ogni tanto è bello trovarsi dall'altro lato del tavolo...
L'esperienza del giudizio in una competizione architettonica comporta una visione diversa dal partecipare come semplice concorrente. Infatti nel ruolo di progettista partecipante si rischia di pensare che non ci sia nulla di più brutto dell’opera vincitrice del primo premio nel concorso nel quale tu sei arrivato secondo. Come giurato, invece, ti rendi conto che la libertà del giudizio non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta valutando con coerenza, e poi capire che tanto più duramente ci si é nel tempo esercitati nella professione tanto più "fortunati" si é naturalmente diventati nel vincere i concorsi.
La maniera di dare, spesso, accompagna di più di ciò che si dà.  E' forse anche questo il messaggio dell'architettura Made in Italy che esportiamo. Un linguaggio sempre innovato invidiato da tanti.

“Space is Luxury. Lo spazio è un lusso” recita la scritta sotto un letto sopraelevabile che scompare nel soffitto di un’altra tua realizzazione di successo. Ritieni che chi progetta gli spazi abbia una posizione privilegiata rispetto a chi li vive o viceversa?

Forse.
Immaginate uno spazio di appena 25 metri quadrati che debba essere vissuto comodamente da 4 persone! Questa è la sfida che ho raccolto.
Questa la committenza con le sue domande:
Posso coniugare la voglia di viverla e il piacere di ricevere? Posso avere tutto senza far vedere niente? Posso vestirla di atmosfera senza investire molto? 25 metri quadrati sono troppo pochi o sono troppe le mie richieste?
Ed ecco l'architetto con le sue risposte:
Una casa piccola non deve essere grande per essere bella. Una casa piccola non deve rinunciare alle funzioni per essere grande.
Sarebbe mai stato possibile soddisfare ogni requisito in così poco spazio se il committente non avesse coinciso col progettista? Si.
L'importante è saper veramente ascoltare e ciò avviene ancor di più quando committenza e progettista parlano sempre più una sola lingua, quella di un percorso comune.
 
Da marketing  addicted, quanto è importante per te oggi saper ‘comunicare’ l’architettura e il design?

Ti rispondo con alcuni disegni sulla comunicazione e il design italiano che ho riportato sulle magliette nel corso di una conferenza che ho tenuto in Brasile a San Paolo nella sede dell'Istituto Europeo del Design, nell'ambito del programma “Italia nella coppa” durante i mondiali calcistici.
Lascio ai lettori la risposta. 

  Scheda progetto: Edilizia a Stromboli
Domenico Piccione
Vedi Scheda Progetto
Bert Spangemacher
Vedi Scheda Progetto
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Renato Arrigo
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  Scheda progetto: Space is Luxury
Maria Teresa Furnari
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