14/08/2014 - Commissionata da Baofang, società che commercia in arte classica cinese, e immersa in un’area boschiva di 72mila metri, di proprietà pubblica, la Cultural Plaza Nanbin Lu Ertang, progettata da Valerio Maria Ferrari (VMCF Atelier), nasce per essere un hub dell’arte, ma soprattutto una enorme piazza dedita allo scambio culturale.
Il rapporto con lo Yangtse (il fiume più lungo dell'Asia), che stagionalmente può variare il dislivello di una ventina di metri, e con il territorio scosceso lungo le sue rive, costituiscono il punto di partenza del progetto di VMCF Atelier che ha ideato una struttura, di 55mila mq, articolata in quattro edifici, di cui uno è riservato agli atelier per artisti (8mila mq), un altro a museo, libreria, bar e ristoranti (11mila mq) aperti al pubblico. Con uno sviluppo lineare di oltre un chilometro, l'edificio sorge a sbalzo su una lunga piattaforma appoggiata su alti pilastri che assicura a tutta l’area edificata il livello di sicurezza dalla piena del fiume.
Il rapporto con l’acqua è rievocato dalla forma “a vaso” dell’edificio principale (12mila mq) che accoglie le funzioni istituzionali, meeting rooms, uffici e gallerie d’arte, ma anche dalla generosa fontana di 10 metri che connota la piazza centrale con un susseguirsi di passerelle che danno accesso a tutto il complesso. La fontana viene alimentata da acqua di ricircolo costantemente purificata, che nasce e rinasce dal fiume, attraversando anche l’edificio museale.
“Lo scambio tra natura e arte evidenzia l’eccezionale situazione geografica e dà risalto al valore funzionale del progetto, abbracciando lo scambio in un contenitore aperto che assume una delle possibili forme di vaso e diventa un landmark riservato ai passanti sul ponte Ertang, previsto e non ancora costruito, che unirà questa zona al quartiere Jiulongpo. Quest’idea del ponte fra natura e arte richiama a sua volta l’immagine dell’asse anticamente usata in Asia per il trasporto dei due secchi d’acqua”, spiega Valerio Maria Ferrari.
A stabilire l’equilibro nella relazione fra gli spazi verdi e la volumetria costruita è la presenza del parco: rappresenta il punto più alto del complesso e una parte estesa è stata lasciata “vuota” per accogliere le tiaowu, le tipiche danze collettive di strada. Il verde, per un efficace colpo d’occhio dall’alto, prosegue sui tetti degli edifici, incluso l’ultimo tagliato da una strada pedonale che ha funzioni più commerciali come la ristorazione, i negozi e un hotel.
“Siamo partiti dal presupposto che quando la natura incontra la cultura diventa un giardino, un concetto riassumibile nella semplice equazione: nature meet culture = garden. Se proviamo a invertire l’equazione e postuliamo che sia la cultura a incontrare la natura, il risultato lo si ritrova nell’arte: culture meet nature = art. Ecco come il progetto di Ertang esprime per noi quest’equazione e la sua inversione, che abbiamo voluto non interpretare, ma accogliere, nella forma del vaso”. V.M.F.
|