04/06/2009 – Una proposta di intervento nelle zone terremotate dell’Abruzzo per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni colpite dal sisma e preservare il senso di comunità ed appartenenza sociale. È questo l’obiettivo del modello suburbano per il dopo-terremoto suggerito dalla israeliana Dorit Mizrahi e dall’italiano Oliviero Godi dello studio Exposure Architects.
“Vorremmo proporre per il Dopo-terremoto – spiegano i due progettisti – un modello suburbano in cui nuovi insediamenti prefabbricati possano vivere in simbiosi con gli agglomerati esistenti, con l’obiettivo di rendere meno estraniante la vita quotidiana, mantenere un senso di comunità ed appartenenza ed al tempo stesso garantire quella individualità che normalmente la standardizzazione della prefabbricazione preclude”.
Il modello da loro proposto utilizza il progetto di Casa Concreta, una abitazione antisismica ed eco-sostenibile nata come risposta alla domanda:
È possibile realizzare un edificio abitativo per una famiglia singola che unisca un costo costruttivo limitatissimo, una facilità e velocità di montaggio elevato, una eco-sostenibilità reale e che sia piacevole, intrigante ed ogni giorno sorprendente?
“Il nome – spiegano i progettisti – tradisce l’origine del progetto. Concreta come concrete, il cemento armato in lingua inglese. Un esercizio di architettura per arrivare all’essenza dell’oggetto, al significato di abitare ecosostenibile e il più possibile green.
Quindi una costruzione prefabbricata, fatta di lastre in cemento armato unite dai piani di calpestato e dal solaio. Una struttura antisismica che garantisce la sopravvivenza dell’edificio ai terremoti più violenti. Un cemento che respira e che, al contrario del corpo umano, brucia inquinamento e pulisce l’aria circostante.
Le vetrate portano luce in abbondanza negli ambienti interni, così come la presa di luce,sopra il vano scale centrale, dà vita a degli spazi semplici nella realizzazione, ma sofisticati nel gioco di luce e ombre. E poi sul tetto pannelli fotovoltaici e solari, per una produzione combinata di energia e di
acqua calda per rendere il più possibile autonomo l’edificio e abbattere drasticamente l’emissione di CO2.
Le parti prefabbricate hanno un elevato indice di isolamento termico ed acustico, mentre il riscaldamento/raffreddamento a pavimento garantiscono un elevato confort nelle varie stagioni e bassi consumi, grazie anche all’impianto a pannelli solari. Le ampie vetrate con vetri a bassa emissione e riempite con Gas Argon isolano dalle più severe condizioni climatiche. Ogni stanza ha un ampio terrazzo rivestito in legno, per ridurre l’assorbimento e le masse termiche creando contemporaneamente piacevoli zone d’ombre”.
Partendo dalle singole unità, i due architetti hanno sviluppato il master plan di un insediamento sub-urbano con trenta unità abitative, sparse in maniera apparentemente casuale, attorno ad un nucleo di servizi alla comunità: nido, mini-market, lavanderia pubblica, bar/tavola calda, una piazza pedonale e un grande parco.
Come caso di studio hanno scelto il comune di Sant’Eusanio Forconese, un paesino di 443 abitanti con 178 famiglie e 270 abitazioni.
“Interpretando i dati generali abbiamo ipotizzato che circa il 20% delle famiglie avesse perso la propria abitazione. Abbiamo perciò posizionato 35 case prefabbricate mono-familiari attorno al paese, collegandole al sistema stradale esterno e creando una circolazione pedonale che le unisse al nucleo abitativo originario con dei tragitti che rappresentano la naturale estensione delle vie esistenti”.
Guardando la pianta del sito il vecchio ed il nuovo sembrano fondersi come una naturale estensione territoriale del paese pre-esistente, senza forzature stilistiche e con una razionalizzazione della circolazione e dei parcheggi.
Le nuove case sono quindi “appoggiate” nei prati attorno al borgo pre-esistente che diventa, durante il periodo della ricostruzione, laboratorio, cantiere, testimonianza, parco, piazza pubblica e centro di attività sociale, per poi riprendere appieno, una volta finiti i lavori, le proprie funzioni originali.
“In situazioni di emergenza – concludono – specie dopo eventi traumatici come un sisma, è chiaro che la tipologia costruttiva può anche essere adattata ad esigenze particolari, come la necessità di creare abitazioni senza barriere architettoniche, oppure più unità prefabbricate unite in moduli abitativi”.
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