09/03/2007 - Quattro firme di fama mondiale per il distretto culturale di Saadiyat Island, negli Emirati Arabi.
Frank Gehry, Jean Nouvel, Tadao Ando e Zaha Hadid contribuiscono alla realizzazione dell’importante progetto di urbanizzazione dell’isola di Saadiyat, una suggestiva striscia di sabbia bianca lunga 27 chilometri che dista soli 500 metri dalla costa di Abu Dhabi. L'isola è attualmente oggetto di un ambizioso progetto di sviluppo che la trasformerà in una area a destinazione turistica e residenziale d’elite.
Entro il 2012 la capitale degli Emirati Arabi potrà vantare il proprio Guggenheim che, come l’edificio di Bilbao, porterà la firma del celebre progettista statunitense Frank Gehry. E accanto al museo d’arte contemporanea si affacceranno sul mare del golfo persico altri tre centri culturali: il “Classical Museum” di Jean Nouvel - già ribattezzato il “Louvre di Abu Dhabi” – il “Museo Marino” di Tadao Ando e il “Performing Arts Center” dell’anglo-irachena Zaha Hadid.
I quattro progetti, commissionati dalla Tourism Development & Investment Company (TDIC), sono stati recentemente svelati nel corso di una conferenza stampa ad Abu Dhabi.
Un architetto americano, un asiatico, un europeo ed una professionista anglo-irachena collaborano ad un progetto da realizzare in territorio arabo; una associazione che il direttore del Solomon Guggenheim di New York Thomas Krens definisce una “dichiarazione di cooperazione globale”.
Accanto ai tre musei e al centro teatrale sorgeranno 19 padiglioni, destinati ad ospitare una biennale dell’arte, che saranno attraversati da un canale navigabile lungo 1,5 km. I progettisti dei futuri padiglioni saranno l’arabo Khalid Alnajjar, il russo Yuri Avvakumov, lo statunitense Greg Lynn, il newyorkese Hani Rashid, il britannico David Adjaye, il cinese Pei-Zhu ed il coreano Seung H-Sang.
All’interno del distretto culturale di Saadiyat Island, la Tourism Development & Investment Company (TDIC) intende inoltre realizzare il “Sheikh Zayed National Museum”, un museo dedicato alla storia e alle tradizioni arabe. “È nostra intenzione – fanno sapere dalla TDIC – lanciare un concorso di progettazione internazionale che rifletta l’importanza che riponiamo in questa nuova struttura”.
Guggenheim Abu Dhabi
Il progetto di Gehry per il Guggenheim Abu Dhabi ricorda un dipinto cubista. Coni alti sino ad 80 metri sembrano poggiarsi su altri volumi massicci a forma di parallelepipedo.
Quattro piani di gallerie centrali sono disposti attorno ad una corte. Ulteriori due piani di gallerie dalla geometria circolare si estendono oltrepassando il nucleo della struttura.
Il museo si svilupperà su una superficie complessiva di quasi 30mila metri quadrati, dei quali 12mila ospiteranno spazi espositivi. All’interno troveranno spazio un centro per l’arte e la tecnologia, gallerie per esposizioni speciali, collezioni permanenti, un centro educativo di arte per bambini, archivi, una biblioteca, un centro di ricerca ed un laboratorio di restauro.
“Progettare un museo per Abu Dhabi – spiega Ghery – ha significato immaginare un edificio che non sarebbe mai stato possibile realizzare negli Stati Uniti o in Europa. È stato chiaro sin dall’inizio che si sarebbe trattato di una nuova invenzione”.
Classical Museum
Il progetto di Jean Nouvel per il Classical Museum trae ispirazione dal paesaggio naturale attorno.
“L’isola – commenta il progettista francese – offre un panorama rigido, attenuato dall’incontro con il canale, immagine esplicativa dell’aridità della terra contro la fluidità dell’acqua. Questo ha stimolato l’immaginazione di città che bruciano nella terra o che affogano nell’acqua. Pensieri onirici che si sono trasformati in un insieme di edifici disposti lungo un’unica fila lungo un piacevole lungomare”.
Il progetto presenta una enorme tenda che ricopre edifici più piccoli generando una sorta di pergolato attraverso il quale la luce riesce a penetrare, ma che riesce a conservare all’interno un clima fresco.
“L’edificio è coperto da una grane cupola – commenta Nouvel – una forma comune a tutte le civiltà. Si tratta di una copertura traslucida che consente la penetrazione di una magica luce diffusa….l’acqua riveste un ruolo fondamentale, sia nel riflettere ogni porzione dell’edificio diventandone quasi l’anima, sia nel creare, con un piccolo aiuto da parte del vento, un confortevole micro-clima”.
Maritime Museum
Il Museo Marino del giapponese Tadao Ando trae ispirazione non solo dal paesaggio naturale attorno, ma anche dalle tradizioni marine della città. La struttura, a forma di nave, rappresenta uno spazio in cui acqua e terra sono visivamente unite. All’interno dei sambuchi portano i visitatori nei diversi spazi espostivi.
“Le barche a vela – spiega Ando – galleggiano sui vuoti degli spazi all’interno, e contribuiscono a creare una esperienza visiva mettendo in relazione gli oggetti tra loro e con l’architettura del museo”.
“Al di sotto del pian terreno c’è un secondo spazio che ospita un enorme acquario. Una tradizionale barca a vela galleggia all’interno di questo spazio e può essere osservata da diverse prospettive”.
Performing Arts Centre
Zaha Hadid ha progettato un avveniristico edificio alto 62 metri all’interno del quale troveranno spazio cinque teatri: una sala per la musica, una sala concerti, un teatro lirico, un teatro d’arte drammatica ed un ulteriore teatro a destinazione d’uso flessibile per complessivi 6300 posti a sedere. Il centro ospiterà anche una Accademia per le arti dello spettacolo.
“Un progetto dalla geometria scultorea che emerge da una intersezione lineare di percorsi pedonali all’interno del distretto culturale, e cresce gradualmente trasformandosi in un imponente organismo che sviluppa una rete di ramificazioni. Non appena si insinua nel sito, l’architettura diventa sempre più complessa, incrementa altezza e profondità dando forma a più cime che ospitano gli spazi per le rappresentazioni, spazi che spuntano dalla struttura come frutti su una pianta rampicante e si affacciano sul lato ovest, verso l’acqua”. Così l’architetto anglo-irachena descrive il proprio progetto per il futuro Performing Art Center di Abu Dhabi.
Il progetto intende riprodurre una serie di sistemi e processi di crescita esistenti in natura.
“L’energia della struttura – si legge nella descrizione del progetto - risiede nei principali movimenti nel tessuto urbano lungo l’asse centrale del percorso pedonale ed il lungomare del centro culturale – i due elementi principali del sito che si intersecano”.
Si tratta di una sorta di simulazione dei processi di crescita, una analogia biologica che trasforma rami, steli, frutti e foglie in disegni architettonici.
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